mercoledì 3 dicembre 2008

dona flor e i suoi due mariti

amo i libri intimisti, con pochi personaggi e una scrittura asciutta, essenziale, senza fronzoli, senza parole superflue.
amo i libri che vanno direttamente nel cuore della storia, che colpiscono il centro.
dona flor e i suoi due mariti è un libro con un mucchio di personaggi, sovrabbondante, prolisso, pleonastico, affollato. è un libro generoso, gioioso, ridondante.
insomma. avrebbe tutte le caratteristiche per non piacermi, per risultare noioso, pesante, insopportabile ai miei gusti di lettrice.
eppure c'è qualcosa che mi tiene incollata alle pagine, che mi ha fatto rimandare un paio di impegni, che mi chiama e mi trattiene.
è solo per sapere cosa sarebbe successo a dona flor che questa mattina mi sono strappata dal tepore del piumone. è stato il pensiero di potermi immergere nei sapori della cucina baihana, di poter origliare i pettegolezzi delle comari, di curiosare tra le pieghe della storia che mi ha fatta alzare.
e credo che uno dei miei motivi per cui vale la pena vivere sia di sapere che ci sarà sempre un libro magnifico che aspetta solo di essere letto.

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