giovedì 30 aprile 2009

me lo merito

oggi l'ufficio era chiuso (apposta per far consumare le ferie agli assunti -ma come sapete il problema non mi tange).
oggi, quindi, per tutti era un giorno feriale tranne che per me, che ho speso molto più di quanto sarebbe stato ragionevole spendere tutto in una volta (ma come al solito, una strisciata di bancomat non ha effetti immediatamente visibili sulle proprie finanze, data l'immaterialità del gesto).
ho quindi preso questo

Più riguardo a Danza sulla mia tomba

alla libreria coop di piazza castello, dove laura mi ha fatto lo sconto studenti, anche se sa che non sono più studente, grazie laura!

queste birkenstok, che sognavo dallo scorso anno (e che il matematico ritiene troppo vezzose e non consone al mio personaggio)



abbondanti magliette azzurropillin (trovate da benetton in un angoletto remoto, nascosto da tonnellate di altre magliette, pantaloni, camicie, vestiti, golfini, scaldacuore viola)



una camicia un po' viola (saprete sicuramente meglio di me quanto il viola abbia monopolizzato l'abbigliamento) e un po' azzurropillin (che il matematico pensava fosse una tovaglia)



e una camicia un po' azzurropillin (che il matematico sostiene essere una vestaglia)



dopo tutto questo faticosissimo shopping ho capito la povera paris hilton, che sicuramente si fa portare le borse da qualcuno, si fa accompagnare in macchina da un posto all'altro, e magari si fa anche fare i complimenti per come le stanno bene gli abiti che prova.
non contenta sono passata dal macellaio (3 hamburger), al supermercato (patate, yogurt, speck, panna, filetti di platessa surgelati, acqua naturale in bottiglia -giuro che prima o poi mi compro la caraffa apposta per filtrare l'acqua del rubinetto).
e non ancora soddisfatta sono andata al mercato (3 zucchine, un cesto di fragole, un limone, 2 banane).
dati i miei ultimi successi nel campo delle piante da appartamento ero tentata di prendermi una piantina che facesse dei fiori (per far concorrenza ad alice), ma mi sono trattenuta.
il tutto da sola e rigorosamente a piedi.

mercoledì 29 aprile 2009

scusa ma ti chiamo amore

ci sono quelle coppie indissolubili, che fin dalla prima infanzia popolano la nostra vita. un esercito di romeo e giulietta che fanno da sfondo, che "se si lasciano loro, l'amore non esiste".
quand'ero adolescente c'erano "marco e maria" e "giulia e daniel". erano le due coppie modello, quelli che si sono messi assieme a 15 anni e dopo uno, due, tre anni... erano ancora insieme.
giulia e daniel hanno ceduto, ma -per quanto ne so- marco e maria resistono ancora.
per farla breve, negli ultimi due giorni ho saputo di ben tre coppie che si sono lasciate e le mie già scarse convinzioni in materia di amore eterno si sono miseramente sgretolate.

martedì 28 aprile 2009

scusate, devo digerire la diagonalizzazione di cantor.
i matematici ci hanno messo 30 anni. credo che a me ce ne vorranno di più.
il fatto è che in un momento di scarsa lucidità ho accettato la proposta del matematico di istituire una serata settimanale di set theory. ieri era la seconda lezione. dopo una prima lezione in cui mi è stata illustrata la necessità di trovare delle proprietà che definissero cos'è un insieme, siamo passati alla cardinalità e alla logica di tarski. non ci ho capito molto ma il matematico non demorde.
lunedì prossimo altra serata set teory.
stasera serata creatività (che se fossi brava userei per scrivere, invece credo guarderò un film, mentre lui comporrà uno dei suoi branetti).
giovedì serata passeggiutti.
adesso mi tocca liberare il pc.

lunedì 27 aprile 2009

cazzeggiando qua e là ho finito i miei 30 minuti di pc.
niente post quindi. tanto non c'è niente da aggiungere.
ho ottenuto però di lavare i piatti lunedì a cena invece che domenica a cena.
una grande conquista sul piano dei diritti dei lavoratori.
continuando di questo passo, entro fine anno mi faccio assumere :)

sì, vabbè, l'ho sparata grossa.

domenica 26 aprile 2009

pioveva.
piove.
pioverà.
sembra ottobre.
domenica pigrissima.
bozza.
cinema.
pulire la casa voglia zero.
far partire la lavatrice impossibile.
si potesse aumentare la cubatura di questo appartamento, aggiungerei un bel terrazzo, per metterci lo stendibiancheria, le piante, la scarpiera...
si potesse aumentare la cubatura dei miei sogni, avrei già pubblicato dei romanzi, vivrei con i diritti d'autore in un appartamento molto più grande, studierei l'inglese e farei lunghe passeggiate.
ma con questo tempo i miei sogni fanno la muffa.

sabato 25 aprile 2009

sono riuscita a convincere il matematico a non andare né alla mostra di velluti, né a quella di terrecotte, né a quella dei piffetti della camera delle meraviglie.
abbiamo fatto un "passeggiutti generico" e mi sono salvata così.

la fase più sana più bella è terminata, non perché ora sia rientrata nei pantaloni, ma perché ero così immersa in questo nuovo regime di rigore alimentare che passavo tutta la giornata con la pancia che brontolava.

venerdì 24 aprile 2009

sono proprio fuori di testa: avevo già preparato il post di stasera in cui annunciavo che la visualizzazione era riuscita.
ma non lo so ancora. per cui conservo quel post sperando di pubblicarlo il prima possibile. (ovviamente sto creando un mucchio di aspettativa intorno a un'emerita cazzata. ma vabbè.)
sarà un week end pigrissimo. pieno di pioggia, a quanto dicono.

giovedì 23 aprile 2009

a parte

non è successo ancora niente.
a parte che stanotte mi sono svegliata alle 3 e 20 e non c'è stato verso di riaddormentarmi e sono andata in ufficio un'ora prima.
a parte che c'è stato uno scambio di mail che mi ha molto divertito.
a parte che ho chiamato elisa.
a parte che prima c'era il sole e adesso piove.

mercoledì 22 aprile 2009

la pazienza è la virtù dei forti

sono impaziente. mi sono stufata di visualizzare le stesse tre cose da mesi. ora voglio che ciò che ho visualizzato si realizzi (o non si realizzi - moooooooolto meglio che si realizzi, comunque) così da concentrare i miei sforzi di visualizzazione su altro, per lo meno.
oggi, in un'aiuola tempestata di cacche di cane, ho trovato un quadrifoglio gigante. pensavo fosse di buon auspicio sia il quadrifoglio che le cacche (da me si dice che portan soldi).
invece ancora niente.

martedì 21 aprile 2009

capelli nuovi

sono andata dalla parrucchiera. le ho detto "voglio far crescere i capelli, ma così stanno da cani. me li sistemi un po'"
risultato... adesso ho la frangetta.
non so quale delle parole che le ho detto le abbia fatto credere che farmi la frangetta sarebbe stata una buona idea (è da quando avevo sei anni che non tenevo la frangetta).
ogni tanto la parrucchiera mi chiedeva "va bene?" ma non avendo gli occhiali e non vedendo che un'ombra sfuocata al posto del mio riflesso annuivo in silenzio.
il risultato tutto sommato non è così male. certo prima i capelli li legavo e adesso no, ma tanto ricrescono.

lunedì 20 aprile 2009

piccolo spazio pubblicità

in questo periodo ci stanno tempestando di spot pubblicitari piuttosto inquietanti:

al terzo posto nella mia personale classifica di inquietudine troviamo la pubblicità della "tena": di' addio alle spiacevoli perdite urinarie che non ti fanno sentire a tuo agio.

al secondo posto: meteorismo? flatulenza?... (non sono mai riuscita ad arrivare alla fine dello spot per sapere il nome del prodotto.)

ma al primo posto... amaresenzapensieri: in questo momento 3 milioni di coppie rinunciano a fare l'amore per una disfunzione erettile. vai sul sito www.amaresenzapensieri.it, possiamo aiutarti.

allora, io capisco che l'incontinenza, la diarrea e l'impotenza siano dei seri problemi che affliggono molte persone. ma perché non suggerire finemente il problema invece di parlare di pipì, cacca e sperma mentre la gente mangia?

domenica 19 aprile 2009

e se c'ero dormivo

alle 14 e 39 di questa piovosa e sonnachiosa domenica torinese, ecco che una scossetta di terremoto è venuta a ravvivare l'atmosfera.
centralini dei vigili del fuoco presi d'assalto, gente in strada, panico, psicosi ma nessun danno nella zona dell'epicentro (secondo il tiggì).
ecco, io vorrei dare la mia testimonianza: dormivo così sodo che non mi sono accorta di nulla. e quando mi sono svegliata e il matematico mi ha detto "c'è stata una scossetta" io ho risposto "ma vaaaaaaaa".

ps: il piemonte è una zona a basso rischio sismico. (se dovesse venire un terremoto serio a torino mentre sono in casa -cosa a quanto pare non possibile- sappiate che abitando al quinto piano, sotto il tetto, non avrei scampo.)

sabato 18 aprile 2009

il matematico sta per tornare, nonostante la scarpa squarciata.
è da una settimana che mi dico "ah, questo lo devo dire a giugiutti". tutte cazzatine irrilevanti, ovviamente. piccole considerazioni su eventi e situazioni che avremmo sicuramente commentato insieme, se lui fosse stato qui. e adesso che manca una manciata di minuti al suo arrivo non mi ricordo quasi nessuna delle cose che avrei voluto dirgli.

venerdì 17 aprile 2009

sogni

in questo momento ci sono tre sogni a breve termine che vorrei realizzare (e che visualizzo, oh se li visualizzo, alice, anche senza il tuo corso).
sono uno medio e due grandi. tutti e tre, se si realizzassero, si realizzerebbero entro i primi 10 giorni di maggio. in pratica le prossime tre settimane potrebbero vedermi tanto tanto tanto felice. tanto tanto felice. tanto felice. oppure tanto tanto tanto triste, tanto tanto triste, tanto triste.
immagino che nemmeno queste pagine potranno rimanere impermeabili alle emozioni che mi aspettano.

mercoledì 15 aprile 2009

meglio soli

ogni volta che il matematico se ne va -per qualche mese o per qualche giorno- io mi incasino.
passo ore davanti al pc, mi rattristo, non esco di casa, mi faccio prendere dal panico.
ho bisogno di un po' di tempo per rielaborare il "lutto" e ricominciare a vivere normalmente. l'aver passato sei mesi qui da sola -durante la parentesi californiana- pensavo mi avesse temprata e fortificata e abituata. invece ogni volta resto sgomenta come la prima.

martedì 14 aprile 2009

provare per credere

ricordate che qualche giorno fa dicevo di sentirmi gonfia e ingrassata?
ebbene da quel giorno ho rinunciato a cioccolata, fuori pasto, ascensori e scale mobili. piccoli accorgimenti di quelli che consideravo la mia fase "sana e bella".
insomma, ieri sera, ho avuto la balzana idea di fare la "prova pantalone". ovvero ho indossato i miei pantaloni esitivi preferiti che... non si chiudono più. nemmeno trattenendo il fiato. nemmeno rischiando di morire soffocata a forza di trattenere il fiato.
essendosi rivelata la fase "sana e bella" una misura del tutto inefficace a fronteggiare il "bon roll" che mi si è seduto sulla pancia, da ora, inizia la fase "più sana più bella" che includerà una lunga passeggiata serale, diciamo fino a piazza vittorio veneto.

lunedì 13 aprile 2009

me la vuoi dare

è con grande piacere che vi presento il nuovo video dei dari con max pezzali. video interamente girato a torino, tra la gran madre e l'università.
la canzone si intitola non pensavo anche se rimane molto più impresso il "me la vuoi dare" -che non si riferisce a quello che pensate voi ma a "un'altra opportunità".
ricordiamo che i dari, con la canzone wale, ci avevano regalato perle di gergo giovanile quali "perché per me sei troppo sbattimento", mentre in tutto regolare con frasi come "e per lo space tutto regolare e l'iPod tutto regolare e in chat tutto regolare e la mail non la controllo più" avevano raggiunto vette di lirismo inaudito.



domenica 12 aprile 2009

ansia

domani il matematico partirà per bellaterra -un posto vicino a barcellona- per lo young set theory workshop (laboratorio giovanile di teoria degli insiemi). che è una specie di gruppo di autoaiuto per matematici celato da un nome altisonante che fa credere che studieranno e discetteranno di grandi cardinali & simili. si fermerà laggiù fino a sabato.
il matematico ha passato la giornata di oggi a riempire schemi, compilare liste, copiare orari degli autobus.

venerdì sera ho guardato la casella e-mail dell'ufficio, e non avrei dovuto farlo. perché continuo a sognare il dattiloscritto che ho perso (nel senso che non so più dove ho salvato il file -che l'abbia cestinato?- ed ovviamente quel file è fondamentale) e quello di cui avrei dovuto sollecitare l'invio (dato che qualche altro editore italiano più tempestivo se l'è comprato quel libro di cui noi non abbiamo ricevuto il file, anche per colpa mia. e anche se so che capita sempre, che se anche l'avessi ri-richiesto e girato a chi di dovere, probabilmente non l'avremmo comprato lo stesso... mi sento in colpa, mi sembra di non essere più capace di fare il mio lavoro. sento di non avere la situazione sotto controllo).

sabato 11 aprile 2009

deformazione professionale

vedo refusi ovunque.
nelle notizie che scorrono sotto i telegiornali, nei blog, nei libri che leggo, nelle didascalie delle mostre.
mi sorprende vedere che anche rai news 24, o la7, o blob scrivano "perché" con l'accento sbagliato o "po' " con l'accento.
che a ben pensarci non è un delitto, l'informazione passa lo stesso, il 90% delle persone non se ne accorge. però non ci posso fare nulla. mi fanno stare malissimo.

venerdì 10 aprile 2009

futuro

l'italia è un paese per vecchi, di vecchi, governato da vecchi.
le leggi, i provvedimenti, gli interventi vengono fatti senza pensare al futuro, da persone che ormai hanno vissuto la miglior parte della loro vita. non si investe nella ricerca, non si fanno riforme strutturali di ampio respiro perché chi dovrebbe pensarle ha davanti un orizzonte ristretto, ha già un piede nella fossa.
e allora si vive il presente, con un contratto di lavoro che ha una data di scadenza, come il cartone di latte che hai nel frigo. con i mobili comprati all'ikea, che costano poco e te ne puoi sbarazzare facilmente, con un appartamento in affitto che così te ne vai altrove quando trovi un lavoro in un posto diverso, quando la cifra da pagare è troppo alta e ti devi accontentare di qualcosa più a buon mercato.
non ho fiducia nel futuro, non mi verrebbe mai in mente di comprare casa e accendere un mutuo (chiedendo ai miei genitori di garantire per me), non mi viene in mente di sposarmi (perché il presente si vive anche negli affetti), non mi viene in mente di desiderare un figlio perché non c'è nessun tipo di stabilità lavorativa, abitativa, affettiva.
nel mio ufficio le persone che vanno in pensione vengono sostituite da ragazze con contratto a progetto. gli indirizzi e-mail con nome e cognome vengono sostituiti da indirizzi impersonali. io sono segreteria2, in due anni e mezzo siamo arrivati a segreteria4.
quando c'ero io eravamo a redazione4 adesso siamo a redazione 8. lo stesso vale anche per i grafici. grafico1, 2, 3... adesso siamo a grafico6.
i giovani non hanno accesso alla politica, sono snobbati dal mondo del lavoro. i giovani -il futuro- in italia non viene considerato.
oggi è il giorno del silenzio, del cordoglio, della commozione. non è il giorno delle polemiche.
eppure se invece di pensare al presente, al tornaconto personale immediato, in italia ci fosse una visione di futuro, oggi non staremo a piangere le quasi 300 vittime del terremoto.

mercoledì 8 aprile 2009

in questi giorni, le immagini del terremoto mi hanno colpita molto.
ripeto, le immagini. per lo più le foto trovate su internet, nei siti dei vari quotidiani.
poi ho cercato le parole scritte.
sui blog e sui giornali.

non ho vissuto il terremoto che ha scosso il friuli nel '76, però l'ho sentito, nei racconti dei miei genitori, dei miei nonni, dei vicini. in friuli il terremoto è ancora dappertutto: nelle crepe del duomo di ppp monitorate da dei sensori, nel duomo di venzone ricostruito pietra su pietra per anastilosi.
per due giorni non ho usato parole mie, sul terremoto che ha colpito l'abruzzo. perché non ne avevo.
non ne ho neanche adesso, anche se mi sono riempita di parole, di domande -soprattutto- e di immagini.
com'è possibile che l'ospedale, costruzione recente creduta antisismica, sia crollato?
è possibile prevedere i terremoti, con o senza radon?
perché pur essendoci state un sacco di scosse in abruzzo, nei mesi scorsi, non è stato pensato a un piano di evaquazione?
perché invece di aumentare le cubature del 20% non cerchiamo di rendere più sicure le case in cui abitiamo?
perché in california o giappone un terremoto della stessa intensità avrebbe fatto una manciata di morti e da noi ha fatto una strage?
come si ricomincia una vita senza casa, senza lavoro, senza marito/figli/amici/genitori, ricordi, quotidianità?
cosa si sente quando la terra trema? che rumore fa?
cosa si prova a scavare con le mani, a sentire la voce di chi chiama da sotto le macerie, a guardare i resti di quella che era casa e che ora è polvere, cemento, mattoni?

martedì 7 aprile 2009

Il terremoto/Mappa di una tragedia

La Terra impazzita
e quell’urlo: «Altre bare»

Le regole e i sistemi che bisogna adottare e i giuramenti mai mantenuti

«Bare. Mandate altre bare». «Ancora?». «Ancora». Alle quattro del pomeriggio, tra i ciliegi e i meli in fiore di Onna, l’antica Villa Unda nota al papa Clemente III, è già chiaro che non bastano, tutte quelle casse di legno chiaro fatte arrivare a più riprese fin dalla mattina e allineate da una parte, sotto il tronco di una robinia. Un poliziotto stende sull’ultimo poveretto estratto dalle macerie, infagottato tra coperte e lenzuola, un pezzo di nastro adesivo da pittori. Ci scrive un nome col pennarello.

Non c’è un passero che voli, nel cielo azzurro di Onna. Non una rondine che sfrecci. Non una cinciallegra che canti. Solo il silenzio. Un silenzio gonfio di disperazione. Rotto solo dal pianto di qualche parente e dal rumore dei caterpillar che affondano le pale tra le rovine tirando su enormi cucchiaiate di quotidianità annientata. Frigoriferi sepolti sotto tonnellate di pietra con una confezione di uova rimaste miracolosamente intatte che si rompono rotolando via nella polvere. Stufe a gas. Credenze dai vetri scoppiati coi bicchierini del vermouth della domenica rovesciati tutti da una parte. Spalliere di ottone che emergono tra i travi e i mattoni luccicando gialle sotto il sole.

Silvio Berlusconi, che si è precipitato nel cuore di questo Abruzzo ferito annullando il viaggio in Russia dove era in programma una missione a fianco degli imprenditori, ha un maglioncino nero, la faccia nera e assicura che «nessuno verrà lasciato solo» ma la situazione è davvero pesantissima: «Per quanto riguarda il centro storico di L'Aquila c'è inagibilità assoluta: tutti gli edifici pubblici sono inagibili». Invita «gli abitanti a non restare nelle case lesionate: se si ha la possibilità di portare famiglia e bambini da amici e parenti, è meglio dislocarsi altrove». Ammette che no, «non c'è nessuna possibilità di effettuare previsioni: non c'è nessuno che può dire che non ci saranno scosse nelle prossime ore o nei prossimi giorni».

Gli aquilani del centro storico e delle frazioni vicine si accoccolano spossati sui sedili delle auto parcheggiate il più lontano possibile dalle case e sospirano come don Mauro, il parroco della contrada di Sant’Elia dove il campanile si è piegato tutto da una parte e minaccia di cadere sulla canonica e la chiesa dedicata a San Lorenzo pare colpita da una granata che abbia buttato giù l’intera facciata a destra del portone e sventrato l’interno risparmiando solo la statua del santo, bianca come un fornaio. «Si dovrà capire, poi, questa storia dell’esperto. Si dovrà capire perché non gli hanno dato retta». Ecco il dubbio che ronza nella testa di tutti: perché non è stato ascoltato Giampaolo Giuliani, il ricercatore che nei giorni scorsi aveva lanciato l’allarme avvertendo che sarebbe arrivato uno scossone devastante? «L’avevano perfino denunciato», borbotta don Mauro, sistemandosi il colletto bianco rigido slacciato, «Perfino denunciato. E invece aveva ragione lui».

Un vigile del fuoco sfatto di fatica tiene al guinzaglio un cane che tira di qua e di là annusando la morte. L’uomo si toglie la mascherina, risponde al cellulare, cerca di mettere insieme l’ennesimo bilancio. Cento morti, forse. Forse di più. Forse centocinquanta. Più di centocinquanta. A L’Aquila, dove si è accasciata la Prefettura e si è piegata tutta da una parte la Casa dello studente e si è schiantato su se stesso un condominio che svettava su un sereno giardino di pini il cui profumo si fa largo con un soffio, appena c’è un refolo di vento, tra la polvere sollevata dalle ruspe. A Paganica, la patria di Sallustio ai piedi del massiccio del Gran Sasso dove passava la via romana Claudia e dove è crollato il monastero di San Chiara ed è stata devastata la Chiesa grande.

A San Pio delle Camere, che sta adagiato ai piedi del monte Gentile e prima di finire sui giornali il giorno in cui il suo paesano Franco Marini diventò presidente del Senato, era famoso per lo zafferano, che è così delicato ed esposto ai capricci del tempo che «un anno t’arricca e uno ti spianta». La vecchia signora Rita viveva in via Massale, ai bordi di Onna. Una casetta come tante, a due piani. Prima di andare a letto, aveva accomodato ordinatamente la camicetta e la gonna su una sedia posata contro il muro della camera. La casa è venuta giù ma la sedia è rimasta lì. Al suo posto. Salda su un orlo del pavimento rimasto miracolosamente aggrappato alla parete azzurra. Dove spiccano un crocefisso e il quadretto di una madonnina. La ruspa scava sotto gli occhi dei figli, che assistono inebetiti. A un certo punto un pompiere fa un gesto. La ruspa si ferma.

Un vigile si china e tira su una coperta. Poi una trapuntina. Poi un lenzuolo. Ci siamo, forse. «Indietro! Per favore, indietro », chiede un poliziotto. «È lei?» «È lei». Il parco giochi della scuola materna, coi suoi castelletti e gli scivoli e i tavolini e i recinti gialli e rossi e verdi e blu è rimasta l’unica cosa colorata della contrada. Tutto il resto, nella devastazione che ha annientato in pochi istanti due terzi del paese sfregiando l’ultimo terzo con crepe e finestre accecate e cornicioni precipitati al suolo, ha assunto un uniforme colore grigiastro. Il vecchio Giuseppe, il viso segnato dal sangue di una ferita alla fronte che non è ancora riuscito a lavare via, mostra la distruzione della cascina e del cortile e delle tettoie dove teneva le macchine agricole: «Io e mia moglie ci siamo salvati per un pelo. Fortuna. Vuol sapere la cosa più assurda? Si è sentito uno schianto e ci tremava la terra sotto i piedi e venivano giù le pareti e io mi sono trovato a imprecare: “Le scarpe! Dove ho messo le scarpe?”».

Suor Lucia, che con le consorelle si è sistemata su alcune seggiole davanti a ciò che resta del «Pontificio Istituto Maestre Pie Filippini», si lagna per la gamba. Si è buttata sulle ginocchia una coperta ma dice che non è servita a molto. Dolori. Dolori forti. «Siamo qui da stanotte. Ormai sta scendendo la sera e non abbiamo idea di cosa fare». Dalla vicina Casa dello studente, quando già comincia a calare la luce, salgono urla di gioia. Hanno trovato i ragazzi che erano sotto. Vivi. Si rivelerà un’illusione, ma per un po’ sembra un miracolo. Suor Lucia pensa che è merito anche delle preghiere di santa Lucia Filippini, che è riuscita a rimanere dritta sulla sua colonnina mentre tutto intorno crollava e si è guadagnata un posto accanto al buon Dio grazie al fatto che, come dicevano i santini di un tempo, «scansava le amicizie delle compagne cattive che avvelenano coi loro vizi le anime innocenti e si guardava dalla vanità ».

Quel che è sicuro, a girare per le strade del capoluogo e dei borghi dei dintorni e a vedere come sono andati giù anche certi edifici costruiti dieci o venti anni fa, è che un Paese come il nostro non può affidarsi a santa Lucia o a sant’Emidio, protettore dai terremoti. Sull’elenco telefonico di Los Angeles appena aperto, come ricordò un giorno Giorgio Dell’Arti, c’è una frase: «Ci saranno sempre terremoti in California». A seguire, tutte le istruzioni su come comportarsi: tenere a portata di mano torce e radio con batterie, una valigetta con il materiale minimo di pronto soccorso, dieci litri d’acqua… Certo, tutto ciò non basta quando la terra, per usare la frase sentita ieri ad Onna in bocca a una ragazzina che trema come una foglia al ricordo, «comincia a sbattere come la coda di un drago impazzito».

Ma i morti sì, possono essere limitati. I danni sì, possono essere contenuti, quando le case sono costruite con i progetti giusti e gli accorgimenti giusti e i materiali giusti. E nessuno dovrebbe saperlo meglio di noi italiani. Che viviamo in una terra tra le più inquiete di un mondo in cui avvengono ogni anno un milione di terremoti piccolissimi e tra questi almeno un centinaio del quinto grado della scala Richter, cioè uno ogni tre-quattro giorni e ogni tanto ne arriva uno che sconquassa tutto. E per giorni giurano tutti che basta, occorre cambiare le regole e bisogna adottare una volta per tutte i sistemi che aiutano a limitare i danni perché è stupido spendere i soldi come per decenni ha fatto lo Stato che secondo i dati del Servizio geologico nazionale è riuscito a spendere solo dal 1945 al 1990 per tamponare i danni di catastrofi naturali varie oltre 75 miliardi di euro e cioè quasi 140 milioni di euro al mese.

Più quelli spesi dal 1990 in qua per il sisma nella Sicilia Orientale nel dicembre 1990 e per quello nell’Umbria e nelle Marche del settembre 1997 e per quello a San Giuliano di Puglia dell’ottobre 2002… Tutti lutti seguiti da una promessa solenne: mai più. E presto dimenticata sotto la spinta di nuovi condoni, nuove elasticità urbanistiche, nuove regole più generose… Mentre cala la notte, nei paesi sotto il Gran Sasso la terra, ogni tanto, dà un nuovo scossone. Piccolo. Leggero. Sinistro. Così, tanto per ricordare chi comanda.

Gian Antonio Stella
07 aprile 2009

domenica 5 aprile 2009

tv

ci sono due programmi tv di cui sono diventata dipendente: uno è x factor, l'altro è kebab for breakfast.
kebab for breakfast lo adoravo. la prima serie era fantastica, lena, la protagonista, era cinica, simpatica, pasticciona, adolescente in tutto e per tutto. la seconda serie, che è finita giovedì, è stata patetica. lena è rimasta incinta, ha perso tutta la sua cinicità a favore di un sentimentalismo vomitevole (un po' come il dottor house che è diventato buono) e durante l'ultima puntata ha partorito un bambino che aveva la testa più grande della sua.
è stato un po' come se daniele avesse vinto x factor, una delusione grandissima.

sabato 4 aprile 2009

piccole piantine crescono

ve la ricordate la mia piantina?
se non ve la ricordate cliccate qui
credevate forse che fosse morta quando l'ho lasciata per un mese per andare in california?
ebbene... la piantina è ancora viva, e lotta in mezzo a noi (soprattutto lotta contro la mia incuria).
eccola qui, questa mattina, prima del grande travaso





ora invece è così, splendida e rigogliosa come merita

venerdì 3 aprile 2009

botta di autostima

mi sento gonfia come un pallone, sono terrorizzata dall'idea che i pantaloni che mi sono comprata lo scorso anno non mi entrino più. è dagli anni delle superiori che non mi sento così grassa. ho iniziato una dieta, che non è una dieta vera, è solo che mi impongo di fare le scale sempre a piedi (no ascensore no scale mobili) e di non mangiare fuori pasto (impresa titanica soprattutto a casa, dato che abbiamo tonnellate di ottimo cioccolato acquistato a peso d'oro in occasione di cioccolaTò -c'è il nocciolato, ci sono i cereali ricoperti al cioccolato, le tavolette aromatizzate di cioccolato alla fragola, alla menta, all'arancia...).
mi sto facendo crescere i capelli, che ora sono di quella mezza misura stupida che sta da cani, senza contare che sono color topo e non so come gestirli e quando ho visto una foto di un anno fa, coi capelli corti, mi sono quasi vista carina.
mi sento simpatica come una pigna nel sedere.
ho sempre sonno, faccio un sacco di pasticci e sono indietrissimo con il lavoro.

giovedì 2 aprile 2009

telefonata tipo

- ciao, come stai?
- bene
- sei in treno?
- sì
- che tempo fa?
- di merda
- qui ieri c'era il sole
- ...
- novità?
- no
- tutto bene?
- sì
- saluta il matematico
- va bene
- ciao
- ciao

mi chiedo per quale motivo mia madre si ostini a chiamarmi quando sono in treno e si sente tutto malissimo, perché si ostina a chiedere che tempo fa, quando il colonnello giuliacci potrebbe risponderle in modo altrettanto preciso, perché fa domande cretine, perché appena tento di dire mezza cosa della mia vita deve rispondere con una frase fuori luogo...