venerdì 19 agosto 2011

ingiustizie

fin da piccola ho sempre avuto un fortissimo senso della giustizia, o meglio, dell'ingiustizia: tutto ciò che percepivo come ingiusto mi faceva arrabbiare moltissimo, sia che fossi io il destinatario dell'ingiustizia, sia che fossero gli altri.
per esempio ricordo benissimo che un giorno, guardando un cartone animato in camera dei miei, ho pianto disperatamente mordendo l'angolo di un fazzoletto di stoffa, per il senso di impotenza che ho provato di fronte a non so quale punizione inferta ingiustamente a un protagonista.
(bianca pitzorno con "ascolta il mio cuore" è riuscita a intrappolare nelle pagine proprio quello.)
e insomma, adesso sento che le condizioni lavorative cui sono costretta sono ingiuste, e vorrei rivendicare un aumento di stipendio, un contratto, un'assicurazione sanitaria.
allo stesso tempo so che il rischio è quello di sentirmi dire "arrivederci e grazie" e allora forse le rivendicazioni le rimando a quando mi sarà offerta un'aternativa.
qualcuno ha un'alternativa per me?

3 commenti:

manu ha detto...

E dove lavori adesso? Sei sempre a Vienna? Se ti è impossibile discutere di queste ingiustizie col tuo datore di lavoro, allora devi fare una strategia a lungo termine. Il segreto per sconfiggere questo sistema è puntare una meta (una e una sola) e stabilire il piano per raggiungerla, eliminando man mano tutto quello che non c'entra, che devia, che distrae. Molti fanno il discorso di "tutto va bene purché paghi la bolletta". Io credo che sì, però in tempi di crisi vince chi rischia, stranamente! Specializzarsi al massimo è un'altra carta che vince, perché ti permette di essere indispensabile e quindi di poter pretendere di essere trattato in un certo modo: gli inglesi lo chiamano essere upskilled. Io continuo a fare corsi, per esempio, almeno uno all'anno! Ecco, questi sono i miei consigli che vanno serviti freddi... =D

alga ha detto...

:-D il mio capo mi minaccia di licenziamento, ogni due per tre, perché secondo lui sono troppo skillata, appunto.
no, io non so che consigli darti, forse perché ho cinquant'anni e due figli da mantenere. forse per me il rischio comincia quando perderò il lavoro (pare a breve termine), altrimenti non ci provo neanche, a buttarmi. sarò pure skillata, ma chi mi prende?
boh, io credo che non solo in italia si venga sfruttati sul lavoro, ma anche nel resto d'europa. e forse del mondo.
provare a trasferire il matematico in svezia o in islanda?

azzurropillin ha detto...

vorrei un lavoro part-time, in regola. mi piacerebbe insegnare italiano (cosa che sto facendo anche ora, in nero). quindi l'obiettivo è fare quello che sto facendo, legalmente, e magari per un numero maggiore di ore.