martedì 30 giugno 2015

io e i soldi

ho un rapporto molto distorto con i soldi. e posso dire con certezza che sia dovuto all'influenza familiare.
in casa c'è sempre stata un'attenzione spasmodica al "quanto costa", al risparmio a tutti i costi, al fare il giro dei supermercati a caccia delle offerte.
in prima media ho rinunciato a continuare a giocare a basket, anche se mi piaceva moltissimo, perché avevo l'impressione che pesasse sul bilancio familiare (la scusa ufficiale è che il passaggio dalle elementari alle medie mi avrebbe costretta a studiare di più).
i miei non sono mai andati al cinema, in vacanza, a mangiare fuori per risparmiare.
il risultato è che non sono capace di spendere.
da un lato per questo retaggio familiare, dall'altro perché ho un lavoro stagionale e non so mai se o quando sarò in grado di guadagnare degli altri soldi, per cui metto da parte tutto quello che posso.
un altro problema è che mi sento in colpa nell'essere pagata per il lavoro svolto. ho sempre l'impressione di non meritare i soldi, di non essere all'altezza di quello che faccio. soprattutto in ambito editoriale, settore noto per i ritardi nei pagamenti.
io non chiedo mai. non sollecito mai. mi vergogno. so che mi devono ancora pagare le traduzioni consegnate a gennaio 2014 e ho scoperto che l'editore paga solo se mandi una letterina di sollecito sulla carta intestata di un avvocato. cosa che non farò mai. per cui posso dire per certo di aver tradotto gratis. e la cosa assurda è che mi sembra quasi giusto, in fondo mi ci sono improvvisata. in fondo erano le mie prime traduzioni, in fondo fa curriculum.
oggi ho portato a termine un lavoro di editing epico, la revisione di un romanzo di quasi 500.000 battute che mi ha tenuta impegnata per tre mesi (dato che l'ho fatto nei ritagli di tempo della gelateria).
l'autore - un autore autopubblicato di discreto successo che mi ha scovata tramite il blog robadaself - è contentissimo del mio lavoro, a due terzi mi ha versato un anticipo, domani liquiderà il resto e spera di poter contare su di me anche per i romanzi futuri.
e a me sembra di non meritare quei soldi, quella gratitudine, quella stima anche se su quelle pagine ho lavorato moltissimo e seriamente, come se fossero state mie.
so che potrei - e forse dovrei proprio - farmi un piccolo regalo, anche solo simbolico, per festeggiare questo guadagno. per gratificarmi per tutta la fatica fatta, per aver consegnato entro la scadenza. invece mi viene solo da piangere.

martedì 23 giugno 2015

cose che succedono nella gelateria dove lavoro (e sarebbe meglio che no)

* la ditta che ci rifornisce di latte e panna ci porta alle 11 del mattino 3 secchi da 5 litri di panna ordinata il giorno prima, con scadenza il giorno dopo. cosa pensano che facciamo con 15 litri di panna? il bagno?

* per il capo sono tutti arschloch (stronzi). il gelataio, la ditta che ci rifornisce di latte, perfetta, il vecchio che sta al banco e probabilmente sottrae soldi dalla cassa, l'altro cameriere, i clienti perché quando ci sono 15 gradi e piove non vengono a mangiare il gelato, i clienti perché quando ci sono 26 gradi e il sole vengono tutti insieme, i clienti se vengono appena abbiamo aperto, i clienti se vengono quando stiamo per chiudere, i fornitori che fanno pagare la nocciola a peso d'oro, la ferrero che controlla il mercato mondiale della nocciola e la fa costare come l'oro.

* la cliente che ordina un espresso e si chiude in bagno per lunghi minuti. beve il caffè freddo e se ne va lasciando il bagno tutto cagato: sia il fuori della tazza che le piastrelle dietro il water.

* la fidanzata del cameriere, che passa pomeriggi interi seduta a un tavolo della gelateria guardando il suo fidanzato cameriere che lavora mentre lei sorseggia cola light e fuma.

* la donna delle pulizie turca, che non riesce a mettere i bicchieri della stessa forma vicini e ogni volta si trovano bicchieri della birra insieme a quelli della coca cola, calici da vino enormi insieme a calici da acqua minuscoli, coppe alte e strette vicino a coppe basse e larghe.

* la donna delle pulizie turca che parla solo turco e nessuno di noi la capisce, che adesso che c'è ramadan alle 21 si mette a mangiare e a bere e a fumare incurante del fatto che sia sul lavoro.

* la donna delle pulizie turca che probabilmente butta tutte le immondizie da riciclare (plastica, vetro, lattine) in un bidone a caso, senza separarle.

* l'altra cameriera che mi chiede quando preferisco lavorare e il giorno dopo aver concordato i turni li vuole cambiare tutti di nuovo.

giovedì 18 giugno 2015

molta pubblicità per nulla



quest'anno la canalis pubblicizza ciotto dalzino (giotto dolcino) la versione al gusto di limone di questo cioccolatino.
giotto fa schifino, sembra la sottomarca scadente dei ferrero rocher, quindi non assaggiare giotto dolcino non sarà un dramma, ma perché martellarci di pubblicità se poi il prodotto non è reperibile in nessun supermercato?
l'anno scorso era capitata la stessa cosa con caramel sutra, un gelato della ben&jerry, e con la cioccolata milka champiolada, quella prodotta in occasione dei mondiali.
c'era tutta vienna tapezzata di manifesti di questi due prodotti e nessun supermercato li aveva. trovavi i congelatori pieni di gelati ben&jerry di tutti i tipi, tranne che caramel sutra.
c'erano espositori pieni di cioccolata milka di tutti i tipi tranne la champiolada.
questo post per rassicurare gli addetti al marketing che hanno realizzato queste pubblicità: funzionano, se il prodotto non vende non è colpa vostra, è perché non esiste.

martedì 16 giugno 2015

du bist ein schatz

faccio la cameriera in una gelateria.
un lavoro che non mi gratifica, che non mi interessa, che non mi piace.
non mi piace perché mi costringe a stare in contatto con la gente, spesso maleducata, spesso antipatica, spesso stronza.
non mi piace perché non ha niente a che fare con i libri o con la scrittura, che sono la cosa che mi interessa. (anche se posso sbirciare i titoli dei libri che leggono i clienti. l'altro giorno uno dei clienti abituali più gentili stava leggendo tiziano terzani, ovviamente in tedesco.)
non mi piace perché mi costringe spesso a lavorare la sera, mentre io alle dieci e mezza vorrei essere a dormire.
insomma, ci sarebbero tutti i presupposti per fare questo lavoro con gran scazzo e menefreghismo. invece lo faccio come se fosse questione di vita o di morte. se mi accorgo di non aver pulito bene un tavolo dove si è seduta della gente me ne vergogno moltissimo. per evitare che il gelato che porto ai tavoli sia sciolto corro parecchio. quando finisco il mio turno mi preoccupo di lasciare le cose sistemate come io vorrei trovarle se dovessi iniziare il turno in quel momento. insomma, me la prendo molto a cuore.

oggi, finalmente, tutto questo mio darmi stupidamente da fare, come se importasse davvero qualcosa, mi è stato riconosciuto.
du bist ein schatz (sei un tesoro) ha detto il mio capo dopo che ieri gli ho pulito tutta la gelateria e dopo che oggi, in meno di un'ora ho sistemato tutti i tavoli all'aperto, servito i clienti, fatto tre lavastoviglie, ricordatogli di riaccendere un frigorifero che ieri aveva staccato per far scongelare.