martedì 27 dicembre 2016

lo scoraggiamento

mi sono preparata per quattro mesi a correre la mia maratona personale.
mi sono allenata seriamente, ho affiancato alla corsa esercizi di core stability, mi sono alzata prestissimo al mattino quando faceva troppo caldo, ho immolato sabati e domeniche agli allenamenti lunghi.
poi è successo che l'ultimo lungo prima della maratona è andato male e da lì ho fatto andare tutto peggio.
mi sono convinta che non ce l'avrei mai fatta a correre quei 42195 metri e mi sono aggrappata a qualunque pretesto per smettere di correre:
* il raffreddore,
* la pioggia,
* le poche ore di luce,
* i troppi dolci...
in tre settimane ho buttato alle ortiche il lavoro di mesi: ho detto addio al mio addome piatto e scolpito, ho iniziato a dormire male, il mio intestino si è impigrito.

sabato, dopo tre settimane in cui ho finto che di correre la maratona non mi importasse niente, ho voluto provare l'ebbrezza di correre per un'ora. dopo appena trenta minuti mi sono dovuta fermare per delle dolorosissime fitte a un fianco. e non potete immaginare la frustrazione di dover camminare per cinque xxxxxxissimi chilometri per tornare a casa pensando a tutta la fatica sprecata.
ok, non correvo da venti giorni, ma erano quattro mesi che tutte le settimane facevo un allenamento di almeno due-tre ore, pensavo che un'ora di corsa si potesse dare per scontata.

non so esattamente quale sia la morale di questa storia.
forse che sono bravissima ad auto-sabotarmi,
forse che quando temo di non raggiungere ciò che desidero mi convinco che in fondo non era quello che volevo (tipo la volpe e l'uva),
forse che più che correre la maratona mi piace l'idea di averla corsa, così come dello scrivere mi piace l'aver scritto.

e ora, che le scarpe sono consumate, sono combattuta tra l'acquistarne un nuovo paio o semplicemente buttare il vecchio.

lunedì 26 dicembre 2016

biscotti per tutti

questo Natale, avendo un forno a disposizione, mi sono sbizzarrita e ho regalato biscotti a tutti.
scegliere le ricette, impastare, infornare, sfornare, impacchettare è stato piacevole, divertente, soddisfacente come poche altre cose.

ho fatto biscotti di sei tipi diversi:
* integrali con miele
* con farina di riso e gocce di cioccolato
* alla mandorla
* al cocco e mandorle
* allo yogurt
* al cacao e granella di nocciole.
i miei preferiti erano questi ultimi.
in cambio ho ricevuto così tanta attrezzatura che ora non mi resta che aprire una pasticceria. non vedo l'ora di provare lo stampo per il ciambellone!
il leccapentola è già stato testato.
quasi quasi partecipo ai prossimi casting di bake off.
e ora... dolci in forno!

giovedì 8 dicembre 2016

il demone del risparmio

sono cresciuta in una famiglia fondata sul risparmio, il valore delle cose, il riciclo.
mia mamma fa la carbonara per 5 persone con un unico uovo.
quando scartavamo i regali non potevamo strappare la carta da regalo, dovevamo staccare piano piano lo scotch e tenere la carta tutta intera, per poterla riutilizzare in futuro.
i tovaglioli di carta usati vengono conservati, nel caso si versi qualcosa sul pavimento e sia necessario asciugare e pulire.
quando faceva i dolci, mia madre metteva sempre meno zucchero e meno uova di quanto indicato nella ricetta. diluisce con il latte le uova sbattute per la frittata per farla sembrare di più.
a casa nostra non c'era cibo che finisse nella pattumiera. tutto il commestibile doveva essere mangiato. prima di arrivare a gatti o alle galline, qualsiasi cosa passava sotto il vaglio di mia madre. ho visto mia madre mangiare cose non avrei dato nemmeno al cane.
(se avete notato l'alternanza passato presente dei tempi verbali, sappiate che è dovuta al fatto che il ricordo di quello che ho vissuto in famiglia e di ciò che accade anche ora a casa dei miei, si mescolano.)

questo vissuto, ovviamente, ha ripercussioni sulla mia percezione del valore delle cose e sui miei comportamenti, che spesso possono sembrare strani o maleducati.
ecco un elenco delle conseguenze più assurde causate dal demone del risparmio acquisito da mia madre:
* in qualsiasi negozio entri, rifiuto ogni borsa o sacchetto per mettere gli acquisti. ho sempre con me una borsa riutilizzabile di stoffa e metto tutto lì. e se la dimentico tengo tutto in mano, piuttosto. il mio incubo peggiore è il sacchetto dei sacchetti: poiché nessun sacchetto può essere buttato, i sacchetti finiscono in un armadio, in un sacchetto più grande che li contiene tutti e che aumenta di volume a dismisura.
* quando compro le banane o un limone o un'arancia non li metto in un sacchetto ma attacco l'adesivo con il prezzo direttamente sulla buccia, sempre per evitare il sacchetto dei sacchetti.
* da quando ho un lettore di ebook non acquisto più libri. il pensiero di tutto lo spazio che occupano e degli alberi che sono stati abbattuti per stamparli mi fa desistere. per lo stesso motivo non esistono edizioni cartacee dei miei ebook autopubblicati.
* non riesco a fare regali ai miei nipoti. non hanno bisogno di nulla. sono sommersi da quantità industriali di giocattoli, libri, vestiti che guardano a malapena. il pensiero di aggiungere anche solo uno spillo alla montagna di inutilità che li circonda mi mette a disagio.
* se qualcuno mi chiede cosa voglio per natale, la risposta è sempre "niente", e non per timidezza o pudore, ma perché non voglio niente, non ho bisogno di niente, e qualsiasi oggetto diventa qualcosa che occupa posto, inquina e in fin dei conti non mi serve. (in questo momento le uniche cose che fanno eccezione sono degli utensili da cucina per accontentare il demone della torta e un garmin nuovo per accontentare il demone della corsa.)
* non partecipo più a concorsi letterari che richiedono copie cartacee dell'opera, né invio copie cartacee dei miei aspiranti romanzi agli editori. penso che sia un inutile spreco di carta.

a pensarci con distacco mi rendo conto che sono comportamenti bizzarri, eppure non riesco a non fare anche molte delle cose che ho criticato per anni a mia madre.

martedì 29 novembre 2016

do it yourself ma se lo compri fai prima, è più carino e costa meno

quello che vedete qui immortalato è il calendario dell'avvento da me generosamente pensato, realizzato e donato al matematico. (ci ho messo tre settimane per partorire siffatta creatura.)
è un'opera di ingegneria futuristica, che per stare in piedi sfida la gravità, mette in discussione la relatività ristretta e nega la terza legge di newton.
è un calendario ecologico: per realizzarlo sono stati usati solo 12 bicchieri invece che 24, i numeri dispari li vedete, quelli pari sono dietro. non si è fatta economia sui regalini, che sono due per bicchiere, uno attaccato sul fondo e uno attaccato sulla base.
nonostante l'apparenza non è un calendario economico: contiene cioccolatini di altissima qualità acquistati in una boutique del cioccolato.
è un calendario nostalgico-germanofono: a ogni cioccolatino è abbinata una frase motivazionale in tedesco, per ricordare i calendari dell'avvento viennesi che hanno accompagnato i nostri natali da espatriati.
il matematico trova che questo sia un calendario minimalista, avant-guard e upcycle.
se vi piace l'idea e volete copiarla ecco la ricetta:

ingredienti:
12 bicchieri di plastica
24 cioccolatini
carta stagnola qb
nastro biadesivo qb
24 frasi motivazionali a scelta (facoltative ma consigliate)
i numeri da 1 a 24 stampati su un foglio di carta adesiva

procedimento:
scegliete in rete 24 aforismi di vostro gradimento. copiateli, incollateli su un file word uno di seguito all'altro avendo cura che ci sia abbastanza spazio per ritagliare ogni frase una volta stampato il file, oppure scriveteli a mano su dei bigliettini
stampate i numeri su un foglio di carta adesiva
prendete un bicchiere, capovolgetelo, attaccate alla base il numero 1, dalla parte opposta attaccate il 2 verso l'estremità superiore (quella chiusa, per intenderci).
ripetete mantenendo l'ordine dei numeri fino a esaurimento.
prendete i bigliettini con le frasi motivazionali e piegateli. avvolgete i cioccolatini nella carta stagnola avendo cura di chiudere dentro anche una delle frasi.
ripetete fino a esaurimento.
adesso dovrete attaccare i cioccolatini dentro ai bicchieri, uno sul fondo chiuso e uno alla base su un lato.
per comporre la forma di albero di natale sbilenco mettete alla base i bicchieri 21 e 23, sopra appoggiate una striscia di cartoncino lunga quanto quattro bicchieri (io ho ritagliato una scatola di riso). a questo punto mettete uno strato di bicchieri con i numeri dal 13 al 20, altra striscia di cartoncino, altri bicchieri con i numeri dal 7 al 12, e proseguite fino in cima.
spolverizzate con abbondante zucchero a velo.
ideale da gustare in famiglia.

(nel gruppo FB trovate i file scaricabili con le frasi in tedesco e i numeri che ho usato io)

sabato 26 novembre 2016

7 ragioni per cui adoro il mio nuovo lavoro

1. mi permette di essere creativa: scrivo i testi per gli annunci pubblicitari delle attività commerciali più disparate: gioiellerie, panifici, negozi di alimenti per cani, saloni di bellezza, agriturismi, ristoranti, negozi di giocattoli, scuole che organizzano corsi di yoga, di nuoto, di inglese, di tango... e mi diverto da morire

2. è molto vario: sia perché mi trovo a giocare con le parole per tanti prodotti diversi, sia perché mi occupo anche di fare fatture, caricare statistiche, chiamare i clienti...

3. imparo un sacco di cose: sto studiando per prendere la certificazione di google adwords, sto litigando con indesign, sto leggendo manuali di marketing telefonico e non

4. mi permette di fare cross-training: essendo la sede di lavoro servita poco dai mezzi pubblici, mi faccio ogni giorno 15 chilometri in bici. pare che associare altre attività alla corsa (tipo bici o nuoto) migliori le prestazioni

5. aumenta la mia resilienza: c'è una componente frustrante del mio lavoro che consiste nel chiamare i commercianti per presentare il nostro servizio, far capire il valore che avrebbe per la loro attività e incoraggiarli a conoscerlo. non importa quanto io sia consapevole della bontà di quello che facciamo: le cornette sbattute in faccia fanno male comunque. e io sto imparando a non farmi abbattere.

6. ho un capo straordinario: dal punto di vista umano è incoraggiante, positivo, "equo" nel senso che ti cazzia - con garbo - se ce n'è bisogno, e allo stesso tempo non lesina sui complimenti. dal punto di vista professionale sa, e sa fare, tantissime cose negli ambiti più diversi, e quello che non sa lo studia, lo impara, lo mette in pratica, te lo insegna con generosità e pazienza, non si scoraggia per i fallimenti, ma riparte facendo tesoro dell'esperienza. 

7. è un lavoro utile e concreto: non solo VEDO io stessa le pubblicità che realizzo (abitando a udine e lavorando per attività commerciali di udine è inevitabile) ma parlo con i nostri clienti che ci ringraziano perché gli affari che vanno meglio grazie a tutta la gente va negozio dopo aver visto gli annunci che ho creato io.


[da fine settembre lavoro per pubblicami.com una start-up che aiuta le più svariate attività commerciali a promuovere i loro prodotti su internet
per esempio: una pasticceria di udine per natale fa panettoni classici, pere cioccolato, ai frutti di bosco, zabaione.
pubblicami, con le foto della pasticceria e dei panettoni, realizza diversi annunci che, tramite facebook ads e la rete di google display, verranno mostrati agli udinesi con più di 25 anni. quelli che vogliono un panettone artigianale ai frutti di bosco/zabaione... cliccano sull'annuncio e vengono indirizzati su una pagina di approfondimento in cui ci sono molte foto della pasticceria, dei panettoni, descrizione della pasticceria e dei panettoni stessi, orari di apertura e recapiti del negozio.
la cosa bella della pubblicità online è che costa poco, perché google e fb vengono pagati solo quando la gente fa click.
diversamente dalla pubblicità sui giornali, alla radio, con i volantini... ha un grandissimo ritorno perché è estremamente targettizzata: la vedono solo persone che si trovano vicine al negozio e che hanno le caratteristiche giuste (per semplificare: se un parrucchiere per uomo fa pubblicità con pubblicami, imposteremo la campagna in modo che gli annunci vengano mostrati solo agli uomini; viceversa se si tratta di un negozio di abbigliamento da donna gli annunci verranno mostrati solo alle donne...). con appena due euro al giorno si può essere mostrati a migliaia di persone e cliccati dalle centinaia che sono interessate all'annuncio e che quindi è probabile si recheranno in negozio.
se anche tu hai un'attività commerciale e vuoi saperne di più, visita il sito pubblicami.com]

ps: quelli qui sotto sono screenshot della mia timeline di facebook. entrambi gli annunci li ho fatti io, con mio sommo orgoglio 😊


giovedì 24 novembre 2016

dialoghi tra azzurropillin e il demone della torta

DdT: che ne dici di fare una torta?
a: ottima idea, mi ha letto nel pensiero.

(demone della torta e azzurropillin si mettono davanti al computer e cercano la ricetta su google)

DdT: dai, guarda questo ciambellone marmorizzato che buono che sembra!
a: non ho lo stampo per il ciambellone
DdT: allora che ne dici di questi tortini al cioccolato?
a: sono pieni di burro e non ho il burro
DdT: torta di mele?
a: il matematico non la mangia, non gli piacciono le mele, sono troppo sane
DdT: questo plumcake allo yogurt?
a: non ho lo stampo per plumcake
DdT: cheescake? fammi indovinare, non hai uno stampo con cerniera
a: esatto.
DdT: questa torta paradiso?
a: perfetta!

(demone della torta e azzurropillin vanno in cucina e iniziano a mescolare uova, zucchero, farina)

DdT: ma almeno setacciala quella farina
a: non ho il setaccio
DdT: la ricetta dice 150 gr di zucchero, non 100
a: lo zucchero fa malissimo, e io non dovrei nemmeno farla questa torta, se non taci metto il Tic. la prima e ultima volta che ho fatto una torta con il Tic ne è uscito un frisbee

(demone della torta e azzurropillin infornano. 35 minuti dopo, a torta sfornata)

a: senti che profumo
DdT: guarda com'è lievitata bene
a: che ne dici di un assaggino?


(questo è quello che rimane dopo l'assaggino)

il giorno dopo

DdT: facciamo una torta?
a: non ci provare, mica mi posso mangiare una torta al giorno. però uffa, ho proprio voglia di fare una torta
DdT: ma sì, dai, poi la porti in ufficio
a: come no, siamo in due in ufficio, e il mio capo è salutista, vive di quinoa, pane tibetano e frutta secca
DdT: vorrà dire che te la mangi tutta tu, con questo tempaccio, ci vuole proprio una coccola
a: ok, vada per una torta, ma salata. almeno rimedio la cena.



questa la ricetta io la faccio con prosciutto cotto e mozzarella. non diventa alta come nella loro foto perché uso mezza bustina di lievito (visto che nelle indicazioni c'è scritto che una bustina intera si usa per 500gr di farina), ma il risultato è strepitoso, io la adoro.
se il demone della torta non mi lascia in pace finisce che divento una foodblogger.

sabato 19 novembre 2016

Le piccole cose della felicità

mentre il matematico a barcellona cambia le sorti della teoria degli insiemi, la sottoscritta si esercita a godere delle piccole cose e ci riesce anche:

una notte di sonno ristoratore

un bel romanzo letto sul divano sotto al plaid

un bel film al cinema

una tazza di tè aromatizzato alla vaniglia e caramello

dei muffin profumati in forno

mercoledì 16 novembre 2016

il mio personale eat pray love

tre cose mi piacciono davvero: 
* infornare dolci e guardare videoricette su internet
* correre
* leggere e scrivere
l'unione e l'intersezione di queste tre passioni porta a fare cose strane come:
* realizzare dolci senza zucchero perché lo zucchero rallenta moltissimo la corsa (l'unico esperimento riuscito in tal senso è questa torta di mele. ma qualsiasi torta di mele con lo zucchero è più buona.) 
* leggere libri sul running (al momento questo
* scrivere storie su gente che corre
* ascoltare audiolibri mentre corro
e quindi niente, il mio stile di vita è: cook run read
e per smaltire tutti i dolci che sto sfornando devo correre parecchio, ma con questo freddo non ne ho nessuna voglia.


in foto i classici biscotti brutti ma buoni, con farina di riso e gocce di cioccolato fondente. e se ve lo state chiedendo... sì, hanno lo zucchero.

sabato 12 novembre 2016

le ho mai raccontato del vento di vienna

giovedì mi è stato fatto notare a lavoro che sono tenace, che non mi abbatto facilmente.
non è qualcosa che direi di me stessa e, a dir la verità, nel momento in cui mi è stata detta quella frase, ero così frustrata che mi sarei messa a piangere.
il fatto è che non sono tenace, è il clima di vienna che mi ha resa così.
a vienna l'inverno arriva prestissimo. siamo a metà novembre e qui ancora non ho tirato fuori il cappotto che a vienna starei usando da un mese. a vienna adesso nevica, la temperatura massima prevista per oggi è di due gradi. qui ci sono già dieci gradi.
a vienna c'è un vento gelato che ti si infila dappertutto: anche se hai la giacca antivento brevettata dagli ingegneri della nasa, il vento di vienna non lo sa e ti ghiaccia la pelle, le ossa e l'anima.
a vienna le giornate invernali sono più corte: oggi di 12 minuti. sembra una sciocchezza ma non lo è.
insomma, l'inverno di vienna ti forgia, ti tempra, ti obbliga a resistere.
sono tenace? è per il clima di vienna, e non solo quello meteorologico. 

domenica 6 novembre 2016

dell'autobiografia

ieri sono andata in libreria a vedere la presentazione di questa graphic novel.
eravamo in 5 a fare da pubblico. (a difesa di chi non è venuto, vorrei dire che fuori diluviava e sarei rimasta volentieri a casa anch'io.)

l'autore diceva di essere partito da tre concetti: violenza, sopravvivenza e rabbia.
l'autore e l'illustratrice hanno lavorato 7-8 mesi a questo libro, che racconta una storia cruenta, a dispetto delle illustrazioni apparentemente tenere e quasi infantili.
ovviamente, dato che i personaggi sono degli animali non antropomorfi, non si può dire che il libro sia autobiografico. ma quello che ho chiesto all'autore, e su cui mi interrogo anche rispetto a ciò che scrivo, è: può l'autore di un'opera dire che ciò che ha creato non è autobiografico? non in senso stretto, ovvio.
ma non è il risultato del gesto creativo un'opera che riguarda l'autore talmente da vicino da essergli successa così com'è, da essere in qualche modo una parte della sua vita, dato che è dalla sua vita e dalla sua esperienza che attinge?
sia l'autore che la libraia si sono scagliati contro questa ipotesi, dicendo che è pieno di fumettisti autoreferenziali che scrivono roba da reality show e impoveriscono la produzione.
io penso invece che anche nell'autobiografismo, come in qualsiasi narrazione, c'è un lavoro di selezione delle cose da raccontare e di quelle da omettere, c'è la scelta di uno stile, di un linguaggio, di un tono, di un ritmo.
se ciò che si sceglie di raccontare e il modo in cui si decide di farlo sono originali, notevoli, forti, evocativi, unici, interessanti, universali allora - autobiografia o no - siamo di fronte a un'opera d'arte.
in my opinion.

martedì 1 novembre 2016

correndo con i racconti di carver

in tutti i corsi di scrittura che si rispettino arriva sempre il momento in cui ti rifilano un racconto di carver.
di qualsiasi racconto si tratti, perché ogni volta è uno diverso, questo viene presentato come il meglio. i racconti di carver sono sempre perfetti, sempre densi, sempre pervasi di tensione, sempre universali, aprono sempre squarci sull'umanità, sui sentimenti, sulle debolezze, sulla fragilità.

anche quest'anno voglio partecipare al concorso 8x8, è un concorso per racconti, cui partecipo da anni venendo sistematicamente snobbata. a vincere sono sempre racconti carveriani.
e allora ho pensato, perché non ascoltare i racconti di carver mentre corro, così da carpirne il segreto e scrivere un racconto carveriano anch'io (con cui magari vincere il concorso)?

negli ultimi giorni ho corso così tanto che mi sono ascoltata "cattedrale", "una cosa piccola ma buona" e "con tanto di quell'acqua a due passi da casa". alla fine di tutti i racconti mi sono chiesta "ma quindi? cosa mi vuoi dire?"

i racconti di carver mi fanno sentire stupida e/o presa in giro. è come se mi prendesse per mano, mi guidasse in un posto in cui promette ci sarà una sorpresa, e poi, giunti sul posto... tutte le volte non vedo niente di speciale. (che poi è la stessa sensazione che ho provato con i nove racconti di salinger)

la cosa buona dei racconti di carver è che, se ascoltati, danno un ritmo perfetto alla mia corsa. è anche grazie a lui (oltre che a un provvidenziale gel alle maltodestrine) se stamattina ho portato a casa quasi 30 km in 2 ore e 50.

[gli audiolibri con i racconti di carver possono essere scaricati gratuitamente - e legalmente - da questo sito. dove trovate anche molti altri audiolibri]

[nella foto ogni colonna rappresenta il numero di passi effettuato in un quarto d'ora.]

sabato 29 ottobre 2016

cose che succedono

martedì, nel giorno più piovoso di sempre, ho forato la ruota posteriore della bici.
se il tempo fosse stato decente me la sarei fatta a piedi fino a casa, visto che pioveva sono tornata in ufficio con la coda tra le gambe.

mercoledì io e il matematico abbiamo partecipato a una gara di corsa a staffetta di due ore, correndo un'ora ciascuno. io sono andata fortissimo (terza tra le donne, con 4:59 min/km) e mi sono presa la soddisfazione, nell'ultimo tratto, di superare il vecchietto che per tutta la gara mi è stato tenacemente davanti, staccandomi anche di parecchio.

giovedì, googlando il mio nome, ho trovato questa meravigliosa recensione assolutamente spontanea di "chi primo arriva all'altalena". non conoscevo il blog ma è stata una bellissima sorpresa.

venerdì sono andata a sentire andrea molesini che presentava il suo ultimo romanzo "la solitudine dell'assassino". andrea molesini è stato uno dei miei docenti all'università. il suo corso di letterature comparate uno dei più belli che abbia seguito, lui un oratore carismatico e coltissimo, come ha confermato anche ieri.



domenica 23 ottobre 2016

sorellanza

ho due sorelle ma spesso chi non le ha viste pensa che io ne abbia una sola perché quando parlo di una di loro dico "mia sorella" senza specificare quale. così può succedere che qualcuno pensi che ho una sorella sposata che d'estate gira la toscana in tandem, anche se ha due figli, e che si è presa due lauree, una in traduzione e interpretazione, l'altra in neurofisiopatologia (o qualcosa del genere).
io sono la sorella di mezzo, quella sfigata, che quando era piccola non riusciva a raggiungere la perfezione della sorella maggiore, la bambolina di porcellana, e che quando è cresciuta non poteva competere con la neonata di casa.
siamo tre sorelle e siamo diversissime sotto tutti i punti di vista.
abbiamo pensieri, interessi, caratteri quasi opposti: se ci ritrovassimo nello stesso cinema multisala sceglieremmo tre film diversi, se ci iscrivessimo in palestra una farebbe zumba, l'altra sala pesi e la terza nuoto, se andassimo a cena fuori una vorrebbe prenotare in pizzeria, quell'altra mangerebbe a casa e la terza preferirebbe un ristorante.
è possibile che non troveremmo un accordo su niente.
però ieri eravamo tutte e tre a casa dei nostri genitori a festeggiare il compleanno della più grande e dopo sette anni siamo riuscite a fare una foto di noi tre.
a questo punto dovrei mettere una bella frase a effetto, sul passare del tempo e la saggezza e la sorellanza. ma non ce l'ho.

mercoledì 19 ottobre 2016

il set diluvio plus

la mia sede di lavoro è a 7,5 chilometri da casa.
oppure 9, quando la strada che faccio di solito si allaga e devo prenderne un'altra.
non ho la patente né il patentino.
ci arriva un unico autobus che parte dalla stazione (20 minuti a piedi da casa) e ha un solo orario utile per l'andata e un solo orario utile per il ritorno.
per essere libera di fare come mi pare, ho deciso di andare al lavoro in bici. sempre. anche quando piove.
potendo vantare decenni di formazione cattolica, gruppi parrocchiali, campi estivi, volontariato ho fatto mia la frase di baden powell, fondatore del movimento scout, che dice: "non esiste buono o cattivo tempo ma solo buono o cattivo equipaggiamento".
motivo per cui mi sono dotata di giacca, cappuccio e sovrapantaloni impermeabili acquistati in un negozio di articoli per motociclisti.
il completo si chiama "set diluvio plus", e adesso non vedo l'ora che piova per provarlo.

giovedì 6 ottobre 2016

il problema delle chiavi

tutto è iniziato con il matematico, che è riuscito a perdere tre chiavi su quattro di due diversi lucchetti della bici.
poi mi ci sono messa io, che per ben due volte, nell'ultima settimana, ho lasciato le chiavi di casa appese alla porta. cioè, io apro la porta di casa, e poi lascio tutto il mazzo attaccato alla serratura, in un condominio di sei piani, in un piano con altre tre porte.
ieri, mentre andavo in bici, ho preso una buca e il portachiavi a forma di pesce attaccato alla chiave della bici è guizzato via in mezzo alla strada. ho sentito il rumore e mi sono fermata per capire cosa fosse, quando ho realizzato la perdita ho deciso che non sarebbe valsa la pena buttarsi in mezzo alla strada e rischiare di farsi investire per un gingillo di legno, per quanto carino.
infine, l'altro giorno ho chiuso la bici, sia con il lucchetto incorporato alla ruota posteriore che con un ulteriore lucchetto (perché anche se non è una bici da corsa superleggera in alluminio, quel trabiccolo mi è comunque molto prezioso) e... ho lasciato entrambe le chiavi attaccate ai lucchetti, per ore.
io sono molto distratta e gli altri, per fortuna, sono molto onesti - per ora.

mercoledì 5 ottobre 2016

il demone della corsa e gli altri

oggi mi sono ritrovata la mattina inaspettatamente libera e che ho fatto?
colazione al bar?
dormito?
letto?
scritto una pagina del mio prossimo non-seller?
macché! mi sono corsa una mezza maratona. il perché?
io non lo so, chiedetelo al mio demone della corsa, vi assicuro che sarei rimasta volentieri sul divano a cazzeggiare.

c'è poi il demone del refresh: quante copie avrò venduto di "chi primo arriva all'altalena negli ultimi dieci minuti? (spoiler: oggi solo una), quante pagine saranno state lette su kindle unlimited mentre mi lavavo i denti? (spoiler: oggi 158)
ci sono nuove recensioni?
e su goodreads cosa ne dicono?
e quindi via, a ricaricare le stesse tre pagine internet decine di volte al giorno come se da un'ora all'altra le vendite del mio libro potessero passare da zero a cento o le recensioni da nove a novanta.

a tormentarmi c'è poi il demone del mangiar sano: dopo aver eliminato i dolci dalla mia dieta vi ho introdotto i semi di chia (hanno potere addensante e pare siano un superfood che ti fa correre veloce come flash), il tic (un dolcificante in gocce sostitutivo dello zucchero con cui ho anche provato a fare un dolce che è risultato orrendo, un tentativo di avvelenamento), lo yogurt greco (i miei preferiti sono gli oikos della danone), la bresaola, la pasta integrale, la marmellata biologica con solo tre ingredienti: frutta, zucchero d'uva, succo di limone.

c'è infine il demone della scrittura che si fa beffe di me: quando avevo tutto il tempo del mondo per scrivere, latitava, adesso che ho un lavoro vero e un ufficio vero e ho poco tempo libero, fa capolino in continuazione. e anzi, in questi giorni, in cui avevo il pc in assistenza, mi ha persino dettato l'epilogo di un romanzo che era fermo da mesi. peccato che non avessi niente per scriverlo.

domenica 2 ottobre 2016

Childfree: sono un mostro e quindi mi intervistano

negli ultimi mesi sono stata contattata da tre riviste che volevano il mio parere sull'essere childfree. prima vanity fair, poi lettera 43 e infine confidenze.
se alle prime due non sono riuscita a rispondere per mancanza di tempestività (c'erano poche ore per realizzare l'articolo), alla terza ho risposto.
la cosa che mi fa sorridere è che sembrano considerarmi una sorta di portavoce del movimento o esperta, in realtà non sono niente, ma a quanto pare il mio piccolo pamphlet è diventato piuttosto popolare.
sono stata persino invitata a milano l'8 ottobre, a presenziare alla prima di "lunàdigas", un film documentario sulle donne che non vogliono avere figli.

"Lunàdigas è una parola della lingua sarda usata dai pastori per definire le pecore che in certe stagioni non si riproducono. Le autrici hanno scelto Lunàdigas come titolo icastico del loro lavoro in mancanza di una parola altrettanto incisiva nella lingua italiana.
Il film racconta una realtà articolata e poco conosciuta, dalla quale emergono ragioni e sentimenti inaspettati, sempre diversi per ogni singola donna. Emozioni affini od opposte, a volte contraddittorie, dai contorni netti: compiacimenti, dolori, dubbi, certezze, pregiudizi. Lunàdigas è ambientato in Italia e racconta le storie di donne celebri e anonime, incontrate da sole e in gruppo, single e in coppia; le donne nate prima, durante e dopo la guerra, ma anche le trentenni e le ventenni di oggi, determinate nella scelta di non avere figli".

ottobre 8 @ 21:30 - 23:30
Sala Greenhouse – Unicredit Pavilion,
 Piazza Gae Aulenti, 10 Milano,
20124 Italia

Lunàdigas è in concorso al festival internazionale Visioni dal Mondo - Immagini della realtà. L'anteprima italiana sarà a Milano, sabato 8 ottobre alle 21,30, nella Sala Greenhouse dell'Unicredit Pavilion.

Se potete, andate!
Io poi vi segnalo la mia intervista, se/quando esce.

sabato 24 settembre 2016

di come il 23 settembre si sia inaspettatamente rivelato il giorno migliore di sempre

ho trovato lavoro. e non un lavoro di ripiego, tipo la cameriera, giusto per portare a casa la pagnotta e sentirmi parte attiva della società.
ho trovato un lavoro che mi piace sul serio, con un capo veramente in gamba, brillante, capace, da cui ho solo da imparare.
in questi due mesi ho mandato il curriculum per candidarmi a qualunque lavoro: banconista, segretaria, commessa, cameriera, hostess.
ho inviato solo due cv per lavori che avrei voluto fare davvero, e proprio quei due hanno portato a un colloquio. il primo era il posto di commessa nel reparto libreria di una catena di supermercati, il secondo era per un lavoro creativo in una startup che si occupa di pubblicità on-line.
per il lavoro di commessa non mi hanno più richiamata.
mi hanno presa per realizzare campagne pubblicitarie scrivendo i testi e armonizzandoli con le immagini.
il contratto è quello che è, e lo stipendio deve essere guadagnato sul serio, ma ehi!, ho un lavoro, e mi piace!
[visto che piove sempre sul bagnato il giorno in cui ho trovato IL lavoro mi risponde l'ufficio di collocamento cui avevo scritto due mesi fa, per poter essere inserita in un progetto di orientamento lavorativo e, come se non bastasse, mi chiamano per un altro colloquio.]
e già questo poteva essere sufficiente a rendere la giornata di ieri la migliore degli ultimi sei anni almeno.
arrivata a casa ho aperto la cassetta della posta e... sorpresa! ho ricevuto il braccialetto giallo che vedete in foto. lo so, è solo uno stupido braccialetto di plastica dal colore discutibile (ma qualunque cosa non sia azzurra, per me, ha un colore discutibile) e dal valore economico vicino allo zero, ma ha un valore simbolico fortissimo: è il segno di riconoscimento dei "runlovers" gli amanti della corsa. appartengo al gruppo FB da diversi mesi e sono diventati il mio punto di riferimento e la mia motivazione. c'è anche da dire che me lo sono sudato: è arrivato il giorno dopo il mio lungo più lungo di tutti: 30 chilometri sofferti, di cui gli ultimi arrancati e strisciati. ma li ho portati a casa! (giunta a questo punto mi sembra davvero utopico pensare di poter correre i 42 km della maratona, ma ci lavorerò!)
aspettavo questo braccialetto da mesi, me l'avevano promesso a fine luglio ma è arrivato solo ieri, il giorno migliore di sempre.
la giornata avrebbe potuto finire qui, e sarebbe stata comunque a dir poco notevole. ma no, ciliegina sulla torta è giunta la prima recensione a "chi primo arriva all'altalena". e non è la recensione di un'amica che, per quanto sincera, puoi sempre pensare che sia comunque indulgente e viziata dall'affetto. è la recensione assolutamente spontanea di una lettrice che non conosco, e mi ha commossa!

poi ci sono stati altri microeventi piacevoli (il bicchiere azzurropillin nella pizzeria in cui ho festeggiato la giornata, il messaggio di un'altra lettrice, i complimenti di mia zia - sempre per il libro) e insomma: più 23 settembre per me, e per tutti!

mercoledì 21 settembre 2016

5 curiosità sul romanzo "chi primo arriva all'altalena"

grazie alla tempestività di amazon "chi primo arriva all'altalena" è già disponibile per il download gratuito a questo link.
io nel frattempo mi sto facendo prendere dall'ansia: piacerà? avrà recensioni positive? e se non piacerà? e se nessuno lo leggerà? e se tutti diranno che fa schifo? e se sono rimasti dei refusi? e se la biografia non va bene? e se... e se...
qui sotto vi lascio 5 cose da sapere su questo romanzo

1. questo romanzo (non) è autobiografico
sono autobiografici i riferimenti alle città in cui si svolge la vicenda, ho avuto davvero un calendario di escher, ho acquistato davvero un test di gravidanza (che si è rivelato negativo), le sembianze fisiche di tristano sono quelle del matematico, e anche il dolcevita giallo polenta è suo. la descrizione della mansarda torinese è reale, e chi ha letto questo blog dall'inizio probabilmente la riconoscerà.
tuttavia, questi dettagli presi dalla mia vita sono inseriti in una storia di pura finzione.

2. questo romanzo è stato scritto in tre mesi circa
l'ho scritto d'inverno. camminando molto lungo il donaukanal. la prima stesura è stata piuttosto compatta e di getto. credo di aver scritto prima tutta la parte riguardante tommaso, e solo poi di averla intervallata con le parti riguardanti tristano. ma è passato così tanto tempo che non ne sono nemmeno sicura.

3. prima di essere autopubblicato, questo romanzo è stato inviato a una decina di editori
giunti, indiana, vandaepublishing, fazi, nottetempo, emmabooks, baldini e castoldi, einaudi (ahahah, oddio che presuntuosa!)
l'ho anche mandato all'agenzia grandi e associati, per la collana indies GeA, che mi ha chiesto dei soldi per la valutazione del manoscritto (tiè), all'agenzia malatesta, che mi ha chiesto di rivederlo, ma nonostante l'editing ha deciso di non rappresentarmi, e all'agenzia meucci (che ha un sistema di invio surreale: accettano solo un numero limitato di proposte che devono essere inviate alla mezzanotte dell'ultimo giorno del mese: a mezzanotte e cinque hanno già raggiunto il limite di manoscritti).

4. ho scritto questo romanzo ascoltando damien rice
e alcuni frammenti delle sue canzoni, liberamente tradotti, sono finiti nel testo.
all'epoca non era ancora uscito l'album my favorite faded fantasy, per cui gli omaggi sono tratti dai suoi cd precedenti.

5. questo libro ha cambiato titolo un sacco di volte
si è chiamato "dopo te" e "l'ultima cosa che restava di te"
ma avrebbe potuto anche chiamarsi:
"come prima dell'addio"
"ricominciare a contare"
"perché era delicato"
"e la tua bocca, la tua bocca, la tua bocca"
"quando le tue labbra baciano un'altra bocca"
"e allora smetterai di mancarmi"
"cosa resta di te?"

ho ammorbato almeno 6 persone diverse in tre o quattro periodi diversi con la scelta del titolo. e a ognuno degli interpellati piaceva un titolo diverso, sia che il libro l'avessero letto sia che non l'avessero letto.

all'inizio avevo in mente persino di pubblicare con pseudonimo.
per non parlare della copertina: l'immagine che apre questo post è l'altra faccia che questo libro avrebbe potuto avere.


detto questo, prometto di non tediarvi mai più con questo romanzo.
se potete, scaricatelo ora che è in promozione gratuita;
se non vi piace, nessuno vi costringe a leggerlo: siete autorizzati a mollarlo in qualsiasi momento (se volete solo sapere come va a finire, ve lo racconto in privato);
se potete, lasciate una recensione;
se vi piace, consigliatelo.
in ogni caso, grazie se vorrete dare una possibilità a questa storia.

[addendum: "chi primo arriva all'altalena" ha di nuovo cambiato titolo e copertina. ora si chiama "ti voglio bene lo stesso". se hai voglia di leggerlo acquistalo su amazon]

martedì 20 settembre 2016

chi primo arriva all'altalena

dopo quasi tre anni di gestazione, ripensamenti, patemi, dubbi, scoramenti, entusiasmi... esce tra pochi giorni il romanzo "chi primo arriva all'altalena".
sarà un ebook autopubblicato su amazon.
la copertina è quella che vedete qui accanto.
avrei voluto trovare un editore per questo libro, ma non ci sono riuscita. ho deciso quindi di dargli una possibilità scegliendo di fare da me.
un po' lo detesto, perché implica un'arroganza che non credo mi appartenga. non sono mai stata del parere che tutto ciò che viene scritto meriti di essere pubblicato e letto.
d'altra parte mi piace crede che questa storia abbia un senso e possa trovare dei lettori capaci di apprezzarlo.
quindi, tecnologia permettendo, il libro sarà disponibile dal 22 settembre, e resterà in promozione gratuita per i primi 5 giorni.
mi piace l'idea che le persone che leggono questo blog possano averlo in regalo, una sorta di "premio fedeltà".
ho scelto come data d'uscita il primo giorno d'autunno perché è un libro piuttosto malinconico, come credo traspaia dalla copertina.
nei prossimi giorni vi racconterò qualche retroscena, la trama, i personaggi, i luoghi.
e ovviamente sarete avvertiti non appena sarà disponibile.
per saperne di più, clicca qui.

[addendum: il romanzo ha cambiato titolo e copertina. il nuovo titolo è "ti voglio bene lo stesso". è possibile acquistarlo nel kindlestore di amazon]

sabato 17 settembre 2016

la mia pordenonelegge

pordenonelegge, per me, è iniziata mercoledì, con un'assenza. 
avrei voluto essere alla presentazione del manuale di scrittura "le 23 regole per diventare scrittori", ma nel pomeriggio avevo un colloquio di lavoro e ho lasciato perdere.
giovedì ho recuperato con "il rinomato catalogo walker & dawn". mi sono intrufolata all'incontro fingendo di essere un'insegnante.
sabato è stata una vera e propria full immersion nella letteratura per ragazzi: ho partecipato quasi solo a incontri destinati ai ragazzini delle scuole medie. ho visto annalisa strada con "ok panico", la carismatica e stupenda chiara carminati con le sue "sette arti in sette donne", lo psicoterapeuta alberto pellai con "girl r-evolution".
la sera sono andata a sentire andrea bajani con il suo nuovo romanzo "un bene al mondo" e questo è l'unico incontro per adulti cui ho partecipato. 
bajani, per me, è l'autore di un racconto inserito nella raccolta "la vita non è in ordine alfabetico", che non ho letto e di cui conosco solo questo pezzetto:

"e ti sembra di essere prigioniera dentro una di quelle palline trasparenti con la sorpresa che desideravi da bambina. vorresti che qualcuno - proprio ora - mettesse la moneta e girasse la manopola. e dopo prendesse la pallina, la rompesse, e ti tirasse fuori".

e in questo pezzetto c'ero io.

la mia pordenonelegge finirà domani, con un'assenza: non andrò alla presentazione di "io sono zero" di luigi ballerini per correre la mia prima garetta (di soli sei chilometri).

sabato 10 settembre 2016

la torta all'acqua

sono sempre stata una golosa. adoro i dolci e ne mangerei in continuazione. la base della mia piramide alimentare sarebbe il cioccolato.
poi, a maggio di quest'anno, per motivi di salute, ho eliminato il più possibile tutto ciò che contiene zucchero: biscotti, merendine, cioccolato, gelati confezionati e come risultato ho avuto un netto miglioramento nei tempi della corsa.
così, ora, pur non avendo risolto il problema che mi ha convinta a eliminare i dolci, continuo a non mangiarne, se non in occasioni particolari tipo compleanni (dove cerco comunque di limitarmi a una fetta piccola - evitando il bis che invece fino a pochi mesi fa mi sarei concessa senza problemi).
sulla scia di questa scelta ho provato a realizzare la torta all'acqua al cioccolato. sì, lo so, sembra una cosa blasfema, è una torta nel cui impasto non ci sono uova, né burro, né latte, e viene quindi da dirsi che piuttosto di una torta del genere, è meglio lasciar perdere.
invece, sorprendentemente, è una torta buonissima.
con questa ricetta e dell'ottimo cioccolato fondente di modica, mi è riuscita soffice e profumata.
peccato solo che contenga 200 grammi di zucchero e questo post sia totalmente insensato.

venerdì 2 settembre 2016

una repubblica fondata sul lavoro... a cazzo di cane

io e il matematico, riflettendo sull'italia, dopo sei anni a vienna, ci siamo fatti l'idea che l'italia è una repubblica fondata sul lavoro "a cazzo di cane".
è tutta un'approssimazione: ti dicono "facciamo oggi e bene" e fanno dopodomani male o malissimo, ti dicono un prezzo ma è sempre trattabile, ti dicono "arrivo alle 3" e arrivano alle 3 e 40. è tutto un sì, vabbè, cosa vuoi che sia un po' di ritardo, ci vuole flessibilità, vedrai che ci accordiamo, combiniamo.
la dimostrazione che le cose sono fatte a cazzo di cane si vede persino negli annunci di lavoro (la foto è di un annuncio vero, di qualche giorno fa!).
c'è da chiedersi come siano i candidati che rispondono a questo tipo di offerte di lavoro.
avranno le piaghe?


la vicina ideale

sul nostro pianerottolo si aprono le porte di altri tre appartamenti.
uno è quello in cui ho provato a fare irruzione il primo giorno, spaventando a morte l'inquilina.
uno è quello con il passeggino davanti alla porta.
uno è quello della vicina ideale. l'ho capito uno dei primi giorni, quando fuori dalla sua porta ho visto un paio di scarpe da corsa. e non un paio qualsiasi, bensì un paio di brooks, che è anche la marca delle mie scarpe da corsa.
in queste settimane ho intravisto la vicina ideale una manciata di volte, e mai in tenuta da running. solo ogni tanto comparivano le sue scarpette e io, ogni volta che le vedevo, mi ripromettevo di suonare al suo campanello e presentarmi. ogni tanto lasciavo fuori dalla porta le mie scarpe, perché le vedesse e provasse la stessa sorellanza.
poi, vuoi per pudore, vuoi per paura di disturbare, per la fretta, per timidezza... non l'ho mai fatto.
ieri però l'ha fatto lei. ha suonato al nostro campanello per chiedere in prestito una scaletta per cambiare una lampadina. e io, oltre alla scaletta, le ho riversato addosso un sacco di domande: corri? quanto? dove? la maratona? anch'io mi sto allenando. sei iscritta a una società? quale? usi integratori?
stavo per chiederle se facesse esercizi per il core o di potenziamento per le gambe quando ha detto di non potersi intrattenere oltre.
mi sa che io non ho fatto la figura della vicina ideale.

mercoledì 31 agosto 2016

silenzio

ieri, inaspettatamente, in una piazza gremita di gente, ho incontrato lo sguardo di una persona che non vedevo da più di dieci anni.
capita, quando torni nei luoghi in cui sei cresciuto, di incappare in persone con cui hai condiviso pezzi di vita e di cui poi hai perso le tracce.
sono incontri che mi imbarazzano molto, perché in fondo mi vergogno della persona che sono diventata, delle scelte che ho fatto, di non avere un lavoro stabile, di non aver (ancora) realizzato il mio sogno di scrittrice come volevo, e ho timore a rivelare chi sono ora: una donna smarrita, infelice, che si chiede com'è arrivata a 34 anni senza accorgersene e senza combinare alcunché.
e quindi ieri, quando ho visto questa persona, che nell'adolescenza ho molto amato, ho distolto lo sguardo.
all'epoca il mio concetto d'amore era struggermi e scrivere lunghe lettere. più lettere scrivevo e più amavo. la mia misura dell'amore era l'inchiostro versato (e pure le lacrime e la cioccolata ingerita).
è stato quindi per lo più un amore impossibile, platonico e non corrisposto.
e quando ieri ho visto lui, il destinatario di tutte quelle lettere, mi sono spaventata, e nascosta e ho pensato con un guizzo sadico che mentre io sono diventata sottile, tonica e sportiva (più prosciugata, che sana), lui è ingrassato, si è appesantito; così ho lasciato che l'apparenza e il silenzio gli facessero credere che sto bene, che sono bella, migliore, felice, appagata, serena quando invece, se solo mi fossi fermata un istante a dirgli "ciao", avrebbe forse intravisto tutto quello che non avrei mai voluto ammettere.
non ricordo istante di silenzio più denso di parole.

martedì 23 agosto 2016

idoneità all'atletica leggera

tra le tante cose che non so fare c'è quella di tenere il tempo.
tutti battono le mani a ritmo e io faccio finta. proprio non sono capace, non lo sento. dopo un paio di battute sono già completamente fuori dal coro.
per fortuna non ho ambizioni da musicista, piuttosto ho ambizioni da maratoneta. e sorprendentemente, le mie lacune musicali avrebbero potuto stroncare sul nascere il mio futuro di podista.
quando oggi sono andata a fare la visita medica per il certificato di idoneità all'atletica leggera pensavo che sarei stata in imbarazzo per il fatto di essermi persa per arrivare in ambulatorio, pur avendo le indicazioni di google maps sotto il naso, per il fatto essere mezza nuda davanti al medico, per la depilazione non impeccabile, ma non perché non so tenere il tempo.
il fatto è che l'esercizio per l'elettrocardiogramma sotto sforzo consiste nel salire e scendere da un gradino di 90 centimetri per tre minuti, ma non al ritmo che vuoi, al ritmo di un metronomo, che è un ritmo forsennato che non sarei riuscita a tenere nemmeno con le mani, figuriamoci con i piedi.
nonostante tutto, sono un'atleta.

domenica 14 agosto 2016

sanpietrini

negli ultimi dieci anni di coabitazione con il matematico non ho mai avuto una casa che avesse un forno vero. ho cucinato pizze e dolci al microonde e persino in padella, con risultati discutibili.
nella nuova casa, finalmente, abbiamo un forno vero, in cui ogni venerdì cuocio un'ottima pizza e in cui ieri ho provato a cuocere dei biscotti.
non dei biscotti a caso, ma dei cookies americani con le gocce di cioccolato che sarebbero dovuti risultare soffici e gommosetti (soft baked in lingua originale, fiappi in dialetto). 
sono dei biscotti che il matematico ha scoperto e imparato ad apprezzare nel 2008, durante i suoi sei mesi di vita a berkley - california.
ho quindi cercato una ricetta, convertito cups, tea spoons e inches in grammi e centimetri e quindi impastato e infornato.
il risultato sarebbe dovuto essere questo
a me sono usciti questi bei sanpietrini.



venerdì 29 luglio 2016

lettera E

 “Perché devi essere sempre così estrema?” mi hai chiesto. Ma più che una domanda, o una domanda retorica, sembrava un'accusa, un insulto. L'hai detto come avresti detto: “Sei così fuori luogo/inopportuna/sgradevole.” Come se essere estrema fosse un difetto imperdonabile, motivo di imbarazzo.
Ho cercato sul vocabolario il significato della parola estremo e sul dizionario etimologico anche la sua origine. Volevo avere la certezza che essere estremo è una cosa bella, nonostante te, nonostante i tuoi giudizi lapidari e impietosi.
E allora forse per te sono estrema come l'estrema unzione e l'ora estrema. Sono gesto estremo ed estremo saluto. Ma se fossi così estrema dovrei essere morta.
Per te sono il male estremo, per cui servono estremi rimedi, sono quella che passa da un estremo all'altro, che vede solo il bianco o il nero, impossibile da seguire. Quella senza un filo logico.
Invece io mi sento sport estremo, che emoziona e porta al limite. Ma anche estremo difensore, quello che ha la responsabilità di salvare tutti. Mi sento affascinante e meravigliosa come l'estremo oriente.
Perché in fondo, io sono l'aggettivo estremo, e l'aggettivo in sé non è né bene né male. Potrei essere gioia estrema ed estremo piacere, desiderio estremo. L'aggettivo non fa altro che amplificare le qualità del sostantivo che ha accanto. E se tu sei il mio sostantivo è con te che devi prendertela. Se sei uno schifo, con me sarai soltanto uno schifo estremo. Sei sei un bastardo, avrò accanto un estremo bastardo.
Ma io voglio essere estrema bellezza, estrema sensualità, estrema grazia, estrema simpatia ed estrema intelligenza. Ed è con una risata estrema, di quelle che tolgono in fiato, che fanno venire mal di pancia e lacrime agli occhi che ti ringrazio per avermi portato a questa consapevolezza e ti saluto.

Farò l'aggettivo accanto a un sostantivo che mi renda estremamente bella.


In Busta Chiusa n. 5 un progetto di Cartaresistente 
Lettera E di Silvia Pillin 
Illustrazioni di Davide Lorenzon

giovedì 28 luglio 2016

l'arsenale

sotto al lavandino del nuovo appartamento abbiamo trovato un vero e proprio deposito di armi chimiche: 22 flaconi di detersivi. VENTIDUE!
3 bottiglie di ammoniaca, di cui due ancora sigillate e una quasi piena
2 bottiglie di candeggina ACE, una da cinque litri e una da un litro
1 prodotto per il parquet
1 detersivo per pavimenti
1 bottiglia di alcool denaturato
3 diversi prodotti per il bagno
2 viacal, uno con il diffusore a spruzzo e uno no
2 anitra wc, di cui uno di sottomarca
2 detersivi per la lana
1 prodotto per far brillare l'acciaio
1 spruzzino per i vetri
1 chanteclair sgrassatore
1 liquido cura lavastovoglie
e altra roba che ora non mi sovviene.
ora, è vero che non sono una perfetta donna di casa, per usare un eufemismo, ma spero di non usare tutti quei prodotti nemmeno nell'intero arco della mia vita, non perché voglia una casa sporca, ma perché penso a quanto inquinino tutti quegli agenti chimici.
e mi viene un dubbio: non è che quella è la dotazione normale di ogni massaia?
e se così fosse, a che diavolo servono tre bottiglie di ammoniaca?

mercoledì 20 luglio 2016

9 problemi della mia nuova vita

quando cambi casa, città e nazione la quotidianità diventa un campo minato e tutto quello che prima era scontato, improvvisamente si trasforma in un problema.
ecco i miei attuali problemi:

1. il nuovo posto per correre è un parco che ha un circuito di circa 800 metri. oggi in 40 minuti ho fatto 10 giri. per me, che ero abituata a correre non meno di un'ora per volta lungo il magnifico danubio è un trauma non indifferente.

2. buttare le immondizie è un'impresa. nella zona in cui abito è previsto il ritiro dei rifiuti porta a porta secondo un calendario prestabilito. in teoria il nostro condominio dovrebbe aver predisposto una stanza per la raccolta. in pratica, nonostante abbia setacciato le cantine in lungo e in largo, non sono stata capace di trovare i bidoni. la buona notizia è che ho ritirato allo sportello dedicato tutti i sacchetti (nero per l'indifferenziato, giallo per la carta, blu per la plastica, bianco per l'umido)

3. quando arrivo nella mia via non mi accorgo di aver già superato il portone di casa.

4. quando esco di casa devo assicurarmi di avere con me la cartina se voglio essere certa di tornare indietro.

5. non riesco ad aprire la porta di casa né ad accendere le luci. ogni volta che infilo la chiave nella porta d'ingresso mi sento uno scassinatore, e ogni volta che con la mano tasto gli interruttori non so quali luci sto accendendo o spegnendo. comunque è un grande progresso: il primo giorno ho infilato la chiave nella toppa dell'appartamento della vicina, che terrorizzata ha chiesto chi fosse.

6. ho dei normali fornelli a gas, 4. dopo aver usato per 6 anni due piastre a induzione sono riuscita a bruciare un pentolino al secondo utilizzo: ho messo al minimo la fiamma invece di spegnerla.

7. i prodotti al supermercato sono tantissimi e sconosciuti, fare la spesa richiede il triplo del tempo, sia perché non so dove siano le cose di cui ho bisogno, sia perché una volta trovate impiego interi minuti a confrontare prezzi, marche ed etichette.

8. non ho internet in casa. verranno ad attivarci la linea tra una decina di giorni. per collegarmi devo andare in biblioteca.

9. hanno montato il box doccia nuovo e una cornetta vecchia che spara acqua da tutte le parti come in quella vecchia pubblicità della zucchetti.


martedì 19 luglio 2016

l'appartamento meno imperfetto

poiché l'appartamento perfetto non esiste, io e il matematico abbiamo scelto il meno imperfetto, più per sfinimento che per reale convinzione.
l'abbiamo visto lunedì della settimana scorsa, venerdì abbiamo firmato il contratto e sabato ci abbiamo portato parte delle nostre cose.
l'appartamento meno imperfetto è a meno di mille passi dalla biblioteca, ha la doccia invece della vasca, ha un materasso matrimoniale invece di due singoli, ha un posto auto invece che nessun posto auto, ha l'aria condizionata, l'aspirapolvere, un divano fighissimo.
l'appartamento meno imperfetto è più piccolo dell'appartamento perfetto e, cosa assai più grave, ha nel salotto il lampadario più "impegnativo"* del mondo: un coso lungo quasi due metri in ferro battuto rosso, verde e giallo, con motivi di foglie e uva che appena abbiamo visto abbiamo pensato contemporaneamente: "questo coso sparisce".
e invece abbiamo comprato la tovaglia plastificata da mettere sul tavolo proprio degli stessi colori del lampadario, perché non abbiamo coraggio di chiedere alla proprietaria di farlo sparire una settimana dopo che l'ha fatto appendere.
l'appartamento meno imperfetto è troppo piccolo e non ha una cantina in cui parcheggiare i lampadari impegnativi, tuttavia nella sua imperfezione ci piace.

* eufemismo per brutto, orrendo, inguardabile, osceno, inaccettabile.

martedì 5 luglio 2016

la residenza klimt

guardando gli annunci online, avevo trovato il mio appartamento preferito: posizione perfetta, terrazzo, bagno fico con doccia, camera matrimoniale stupenda, classe energetica A (praticamente un unicorno).
l'unico neo sembrava essere il fatto che la cucina aveva i pensili rossi.
lo so che la cosa avrebbe dovuto allarmarmi, ma se devo cedere su qualcosa, pensavo, cederò sul colore dei pensili.
quando siamo arrivati davanti a quella che abbiamo scoperto chiamarsi "residenza klimt" ho pensato che sì, quella sarebbe stata la nostra nuova casa (se vieni da vienna e la tua vita è stata permeata per sei anni da klimt in tutti i luoghi in tutti i laghi, quello non può che essere un segno smaccato del fato che ti sta indicando chiaramente la strada).
una volta entrati nel palazzo ecco un altro segno: una colonna in stile klimtiano, tutta dorata. ho salito le scale gongolando, certa che saremmo usciti di lì con la netta intenzione di firmare il contratto.
invece l'appartamento di 58 metri quadrati era così suddiviso: terrazze (due) 30 metri quadrati, bagno 10 metri quadrati, scarpiera 8 metri quadrati, camera 5 metri quadrati, cucina 5 metri quadrati.
questa irrazionale gestione degli spazi ci ha fatto desistere dato che avremmo dovuto adibire la scarpiera a libreria e comunque non ci sarebbe stato posto nemmeno per una microscopica scrivania, a meno di non collocarla sul terrazzo.
e insomma, avrei dovuto dar retta ai pensili rossi.

lunedì 4 luglio 2016

l'algoritmo

cercare casa, come traslocare, è una rottura di scatole immensa, soprattutto se mentre cerchi casa sei tornato a stare dai tuoi genitori, e tua madre nelle prime 24 ore è riuscita a mettere la maglietta della corsa, marcia di sudore, tra i vestiti puliti di tua sorella.

l'appartamento ideale ha una superficie tra i 60 e gli 80 metri quadrati, è arredato (ma non con mobili dell'ottocento stile impero), è situato tra l'università e il centro città, ha il garage, una classe energetica uguale o superiore a D, non è al piano terra né all'ultimo piano; terrazzo e cantina non sono necessari ma costituiscono un plus.
l'appartamento ideale non esiste. la maggior parte degli appartamenti ha classe energetica F o G, se hanno classe energetica alta non sono arredati, o sono di 150 metri quadri. se sono in un'ottima posizione sono arredati in modo pessimo. se sono perfetti sono dall'altra parte della città.
per capire quale degli appartamenti è più adatto alle nostre esigenze, io torno sempre sullo stesso sito, e resto imbambolata a guardare le foto dello stesso annuncio di un appartamento che mi piace moltissimo ma che è in una pessima zona e non ci abiteremo mai.
il matematico, invece, affronta la questione con il piglio scientifico che lo contraddistingue. ha creato un file excel e studiato l'algoritmo che attribuisce ad ogni appartamento un punteggio che sarà più alto per l'appartamento che racchiude in sé il maggior numero di caratteristiche positive.
insomma, facciamo che io sono quella che telefonerà per fissare gli appuntamenti e vedere gli appartamenti.

giovedì 30 giugno 2016

la mafia ungherese dei mobili regalati

poiché gli inquilini che verranno ad abitare l'appartamento che è stato mio e del matematico non sono interessati ai nostri mobili, abbiamo dovuto cercare qualcuno che si prendesse letto, divano, libreria e scrivania.
all'inizio speravamo di rivendere tutto e ricavarci almeno 300 euro. poi, giorno dopo giorno, vedendo che nessuno se li voleva prendere nemmeno a prezzo ribassato, ci siamo arresi a regalarli per non rischiare di rimetterci dei soldi. (nel trasloco da torino ci hanno addebitato 300 euro per smaltire dei mobili in perfetto stato da cui speravamo di ricavare dei soldi.)
quindi, memori della pessima esperienza, abbiamo provato a donarli a un paio di associazioni tipo caritas, che però non hanno magazzino e quindi hanno declinato l'offerta non avendo immediato bisogno di quel tipo di mobili.
alla fine ci siamo arresi a regalarli su willhaben.at, un sito frequentatissimo di vendita tra privati.
in meno di un'ora dalla pubblicazione degli annunci mi hanno contattata in 15.
e io ho deciso di puntare su alex, che mi è sembrato a istinto il più motivato, preciso, tempestivo e interessato.
con un po' di ritardo, che mi ha fatto temere di aver puntato sul classico cialtrone che promette e non mantiene, è arrivato alex munito di camioncino turchese-ungherese e di compare.
giovani, nerboruti, educati (si sono entrambi tolti le scarpe per entrare in casa) in meno di un'ora si sono smontati e portati via tutto con la professionalità di esperti addetti ai traslochi.
e ora immagino che porteranno i nostri mobili in ungheria e li rivenderanno a caro prezzo.
se vedete un divano ikea klippan blu elettrico a sopron, potrebbe essere il nostro.

mercoledì 29 giugno 2016

pensieri sparsi sul traslocare

1. traslocare è una gran rottura di scatole

2. traslocare con un accumulatore compulsivo richiede doti zen che non possiedo (ieri sera io e il matematico abbiamo litigato perché io volevo mettere nel sacco per la caritas una maglietta dell'ACR di 15 anni fa tutta lisa, e lui no. alla fine ci porteremo dietro anche la maglietta dell'acr.)

3. traslocare mi ha fatto venire in mente un romanzo che ho molto amato nell'adolescenza, si chiamava "il vangelo secondo larry", il protagonista aveva solo un numero limitato di oggetti (mi pare 70) e ogni volta che decideva di tenerne uno nuovo rinunciava a uno vecchio. essere come larry è l'unico modo per non uscire isterici durante un trasloco.


4. scrivere il contenuto delle scatole sulle scatole stesse è didascalico e noioso. ho optato per lasciare le scritte della traslocatrice da cui abbiamo comprato gli scatoloni usati e ho aggiunto descrizioni creative, giusto per complicarci la vita.

5. "non abbiamo tante cose, ci sta tutto" è una bugia. la verità è che abbiamo una marea di cose e non ci sta niente.

6. sono sicura che il decluttering è stato inventato durante un trasloco. l'avrei inventato io stessa ieri o l'altro ieri se non esistesse già.

7. fare gli scatoloni è come svuotare il mare con un cucchiaino.

8. le scatole per trasloco sembrano piccole solo se le riempi di cappotti invernali. riempite di libri le stesse scatole hanno il peso specifico dell'uranio impoverito.

9. anche se non hai figli, non collezioni mappamondi, leggi solo ebook, la quantità di roba che ti devi portare via ti sembrerà sempre troppa.

domenica 19 giugno 2016

come vedere le partite degli europei di calcio

tra la diretta delle partite su orf (il canale austriaco che ha acquistato i diritti tv) e la telecronaca in italiano delle partite stesse, c'è una voragine temporale di 14 secondi.
mentre la radio sta commentando l'azione da gol, i giocatori in tv stanno ancora palleggiando in modo inconcludente.
lo so che 14 secondi sembrano pochi, ma a quanto pare le azioni davvero significative durano molto meno; così, mentre in radio stanno già esultando per il gol, in tv non sta succedendo niente, e quando finalmente vedi il gol per cui i cronisti hanno già smesso di esultare, non riesci nemmeno ad essere contenta perché lo sapevi già che avrebbe segnato e a quel punto è molto meno emozionante.
ecco, vivere all'estero è così. tutto quello che capita ai tuoi amici e parenti succede e quando ti raggiunge ti lascia l'amarezza di quei 14 secondi di distanza, che non ti permette di essere davvero partecipe di niente.
come quando capisci una barzelletta quando tutti hanno già smesso di ridere.

mercoledì 15 giugno 2016

di bowling, banane rosse e gare di passi

il matematico beve acqua frizzante in bottiglia. invece di schiacciare le bottiglie vuote e metterle nel sacchetto della plastica il matematico le lascia in giro per la casa, soprattutto sul tavolo da pranzo, da cui spesso cadono perché urtate accidentalmente.
per scherzare gli ho chiesto se dovesse giocarci a bowling, che era un modo per invitarlo a metterle in ordine.
lui invece l'ha preso come una proposta seria, ed è così che abbiamo giocato una partita in corridoio con 10 birilli e dieci tiri, che io ho stravinto.
nella foto uno strike del matematico.


il matematico nei suoi viaggi per il mondo ha iniziato ad apprezzare il cibo "esotico". è per questo che ha comprato tre banane rosse.
la prima è stata aperta e buttata nel cestino dopo due giorni quando, guardando un video su youtube a tema, abbiamo scoperto che quelle banane erano crudissime.
ora abbiamo due banane rosse in cucina da un paio di settimane e ancora sono dure come il marmo.
a questo punto credo che ce le porteremo in italia.

questa cosa delle gare di passi ha preso un po' il sopravvento.
la settimana scorsa ho fatto più di 170.000 passi, una media di 25.000 passi al giorno. che equivalgono a più di venti chilometri a piedi, al giorno.
in questi 15 giorni ho fatto molti più passi che nell'intero mese di gennaio.

domenica 12 giugno 2016

di mezze maratone, magliette nel congelatore e foodora

a 18 giorni dal trasloco, la pazzia sembra essere il denominatore comune delle giornate mie e del matematico.
oggi per esempio sono uscita e ho corso la mezza maratona. era da un mese che non correvo più di 15 km. di solito ne corro 9 o 12.
se leggo gli scambi tra runner veri, quelli fanno almeno un'uscita di 18km prima della mezza, mangiano come si deve, hanno il coach, le tabelle, le ripetute, gli scarichi, il certificato medico, l'elettrocardiogramma sotto sforzo, mi rendo conto che il mio approccio alla forrest gump è assolutamente irresponsabile.
io esco alle 8 e mezza di mattina a digiuno e infilo 21 km a 11km/h.
al 12° km c'era il matematico al punto concordato con una bottiglietta d'acqua ed era presente anche al traguardo.

le magliette che uso al lavoro escono dalla lavatrice che profumano di ammorbidente e puzzano di sudore dopo meno di venti minuti di utilizzo.
tenerle a bagno nel bicarbonato prima di metterle in lavatrice aveva risolto il problema, fino a che ho finito il bicarbonato comprato in italia. qui a vienna pare essere venduto solo sotto forma di bustine da lievito per dolci.
è così che ho iniziato a ficcare le magliette in congelatore per una giornata. pare che il freddo uccida i batteri che causano il cattivo odore. e in effetti funziona. quindi in congelatore ci sono piselli surgelati, bastoncini di pesce e magliette.


il matematico, nelle cose da fare prima del grande trasloco, aveva inserito ordinare la cena a domicilio con foodora.
foodora è un servizio convenzionato con moltissimi ristoranti che per la consegna si avvale dell'utilizzo di ragazzi in bicicletta, riconoscibili dal marchio bianco su fondo rosa acceso.
il motivo per cui si sia fatto consegnare a casa un pasto carissimo in barattoli di plastica da un ristorante in cui sarebbe potuto benissimo andare a piedi è inspiegabile come il motivo per cui io la domenica mattina corro per 21.097 km invece di stare sul divano a poltrire.